Il programma dell’appuntamento predisposto per oggi pomeriggio dall’Università cittadina, al Museo del Tessile, prevedeva un viaggio lungo la storia che toccasse l’ascesa delle banche di Busto, il loro consolidamento e il declino. Ma il racconto di Pietro Cafaro, docente di Storia economica all’Università Cattolica, si è dovuto interrompere a percorso non concluso. Troppi, per i tempi contenuti di un’unica conferenza, gli intrecci e gli sviluppi, troppe le esperienze e le avventure che caratterizzarono Busto e il territorio tra Otto e Novecento. Inevitabile, per il presidente Carlo Magni, invitare il professore («…non mi è capitato così spesso di tenere conferenze nella mia città» ha sottolineato il docente) a un secondo incontro, così da portare a termine il programma.
Partenza dall’economia locale, dal tessile, sottolineando i diversi pesi e ruoli di filature e tessiture. «Da metà Ottocento Busto colloquiava con l’Europa e col mondo. I suoi industriali erano di casa a Francoforte e Parigi, a Berna e Zurigo. Andavano anche in Cina e Giappone. Le tessiture, di notevoli dimensioni e meccanizzate, erano in corrispondenza con le grandi banche dell’epoca. Tra le filature, più piccole, si diffuse la figura degli imprenditori che erano anche mercanti e svolgevano attività finanziaria».
Nel 1870 scoppia la guerra franco prussiana. A Busto si nutre qualche speranza: il conflitto potrebbe nuocere alle industrie tessili concorrenti. O toglierle di mezzo. È in questo contesto che nel 1873 nasce la banca di Busto Arsizio (tra i principali promotori, Eugenio Cantoni), è l'Anonima semplice, dove “anonima” indica una società per azioni. «Inizialmente le attività non sono aleatorie, speculative. I denari di Busto a Busto, si investe sul territorio». Il cambio di rotta epocale avviene in seguito, con l’arrivo del milanese, bustocco d’adozione, Angelo Pogliani: viene da una famiglia numerosa e non agiata, ha studiato ragioneria ma non è andato all’università. Ha imparato le lingue, però, e ha esperienza in attività, appunto, speculative: «Con lui, quella di Busto Arsizio diventa una banca “tuttofare”, con importanti partecipazioni azionarie, sempre più articolata sul territorio. C’è un notevole aumento di capitale, grazie a risorse francesi, arrivano acquisizioni».
E qui entra in gioco la storia, in parte parallela, del Piccolo Credito Bustese. Piccolo ma con sede prestigiosa, quella di piazza San Giovanni. «E’ la “banca del parroco”, promossa da don Carlo Castelli, successore di monsignor Tettamanti. Deve soddisfare l’esigenza di avere “banche di secondo grado” che sostengano le tante casse rurali presenti sul territorio. Anche il Piccolo Credito Bustese, nato nel 1902, cresce molto e assume un importante ruolo di coordinamento. Nel 1911, quando le sue dimensioni sono ormai notevoli, viene assorbito dalla Banca di Busto Arsizio». Lo aveva previsto, Pogliani. Parlando con chi guardava con sospetto la costruzione dell’imponente edificio in centro, davanti alla basilica (“costoso fino alla superficialità”) pare avesse affermato: «Tranquilli, quelli lavorano per noi».
Ma l’espansione della Banca di Busto non si limita al territorio. Sempre nel 1911 c’è lo scambio paritario di azioni con la banca di Verona. La Società Italiana di Credito Provinciale (PROBANK), questa la nuova denominazione della creatura guidata da Pogliani, si espande ulteriormente inglobando banche, fra l’altro, a Firenze, Pavia, Milano (nel ’12), Pisa (’13), Pistoia, Viareggio, Rho, Torino (’14).
La Prima Guerra Mondiale incombe, ci sono avvisaglie crescenti sulla partecipazione dell'Italia al conflitto dalla parte di Russia, Francia e Gran Bretagna. Serve una grande banca che non abbia forti legami con la Germania. È dicembre 1914 quando nasce la Nuova Banca di Sconto, presidente Guglielmo Marconi, 15 milioni di capitale, il 13 per cento di Ansaldo. PROBANK ci entra a maggio 1915, divenendo, parola del professor Cafaro, il “cuore possente” della nuova realtà. Italianissima, così viene definita. E la sede ufficiale di quella che era stata la Banca di Busto Arsizio viene trasferita a Roma.
«A Busto – assicura il professor Cafaro – non la presero bene. La nuova banca fallisce nel 1921». Altro capitolo, altra storia. Si riprenderà il filo all’Università cittadina, assicura il presidente Magni, in autunno. To be continued.