Ieri... oggi, è già domani - 17 marzo 2025, 05:00

"I noci da Milàn ": le notti di Milano

Sono (erano) più lunghe le notti di Milano o quelle di Busto. Le percezioni del tempo nell'immaginario collettivo, a partire dai "puaiti"

"Can ga sona i campàn,, din don, din dan, a ghe l'Ave Maria" (quando suonano le campanec'è l'Ave Maria) - in verità, la filastrocca musicale, l'abbiamo presa a prestito da "Ciciarem un cicinin", trasmissione Rai d'un tempo antico, curata dal duo Steni-Pandolfi (chiacchieriamo un pochino) che andava in onda ogni domenica mattina, ovviamente solo per radio.

In casa, la si ascoltava tutti insieme e si commentava la differenza che c'è tra il Dialetto Milanese e il Dialetto Bustocco, con le "aperte" del "Milanese" e le "chiuse" del Bustocco.

Tutto ciò per introdurre una filastrocca, tutta Bustocca che coinvolgeva chi, (per vezzo o per abitudine) sbadigliava. Giusepèn è lusingato nel ricordare il testo completo di questa filastrocca: "u, min longhi i noci da Milàn" con quel u che desta stupore, nell'apprendere la "lunghezza" delle notti di Milano. In verità, alla filastrocca, si offrivano interpretazioni differenti, a seconda dei Rioni e dei commenti che le persone donavano all'intera frase.

Una di queste, deriva dalla incredulità della gente umile sulla "lunghezza" delle ore, tra Milano e Busto Arsizio - ci si immaginava che "le notti di Milano" durassero di più delle "notti di Busto", ma che, in fin dei conti, gli orologi (i più gettonati erano quelli "da taschino", con tanto di catenella che si "allacciava" insieme ai bottoni, dentro l'asola del gilet, ovvero, il "panciotto" che gli uomini indossavano sotto la giacca, ma pure sciolto, sopra la camicia, segnavano l'identica ora!.

Per questione di eleganza, il gilet dei "sciui" (ricchi) somigliava a un "accessorio" del vestito, mentre per i "puaiti" (poverelli, gente umile), il gilet aveva la funzione di avere nelle sue minute tasche, oltre all'orologio, "minutaglia" in genere …. qualche moneta, gli zolfanelli, "na presa da cica", una piccola manciata (tre dita soltanto e non una "brancàa" che si faceva a mano piena) di tabacco che si poteva masticare o di un sigaro-toscano, pronto per ogni evenienza.

Il detto sulle "notti di Milano" -catechizza Giusepèn- è per dire che, nella metropoli, la gente aveva più spazio (e più mezzi economici), per trascorrere il tempo libero, a Teatro, nelle Osterie di lusso, ma pure nelle "case di tolleranza" che, perlopiù erano visitate dai "possidenti", da chi non aveva il cruccio di sfamare la famiglia …."in dì fabrichi ghea dentàr i uperoi" (nelle fabbriche lavoravano gli operai e (lo dice quasi sommessamente, Giusepèn "ghèa non i cuntròl ca ghe mò" (non c'erano i controlli fiscali che ci sono adesso). Mi vien voglia di dire a Giusepèn che oggigiorno, si "svicola" dai controlli, con l'Evasione Fiscale, la Corruzione e … .ammennicoli vari che fanno da pretesto al raggiro delle Leggi. "I noci da Milàn" si tiravano in ballo quando un infante sbadigliava, ma pure quando sbadigliavano gli adulti. Allora, all'epoca, non si sapeva che lo sbadiglio può arrivare quando si ha sonno, quando si è annoiati, ma pure quando arrivano gli stimoli della fame. Il Vocabolario, poi, specifica che "lo sbadiglio è un atto respiratorio che consiste in una lenta e profonda inspirazione, seguita da una breve espirazione , cui si accompagnano caratteristici rumori  e stiramenti delle braccia e del tronco" - inoltre, lo Zingarelli aggiunge che "lo sbadiglio è contagioso" e, (specie a Teatro) se lo spettacolo non è brillante, avviene uno sbadiglio collettivo che non è molto …. estetico.

Si usava dire "min longhi i noci da Milàn" quando si facevano i compiti … sbadigli a più non posso, con mamma a dire "mossì, ca l'è ua da daghi dentar a finì sti compiti" (muoviti, che è ora di finire questi compiti).  Quando poi "due" erano indecisi, c'era sempre chi apostrofava "chi du lì, in longhi tene i noci da Milàn" per dire che erano due inconcludenti - chi poi ritardava un lavoro da svolgere in poco tempo, gli si diceva "ui, te se teme i noci da Milàn" per dire …. sei un lungagnone.

Per la gente di Busto Arsizio, "i noci da Milàn" erano solo fantasticherie, magari sogni oppure evasioni, ma in merito al Lavoro, le "notti di Busto" si trascorrevano a letto (per dormire, ma vista la numerosa figliolanza delle famiglie umili, prima di prendere sonno, si faceva qualcos'altro)

Chiosa finale: spero di non aver promosso il vostro …. sbadiglio. E che sia stata una buona lettura..

Gianluigi Marcora