Riccardo Talarini 83 anni da compiere il prossimo 14 settembre, portati splendidamente, è stato una bandiera del Legnano dove ha giocato dal 1958 al 1978 collezionando ben 401 presenze.
Appese le scarpette al chiodo è rimasto per qualche anno nel Legnano come allenatore allenando la categoria Juniores, per poi proseguire la sua lunga carriera in panchina in diverse categorie allenando diverse squadre anche varesine come Travedona, Ispra e Castellanzese.
Attualmente per mantenersi in forma, sia fisicamente che mentalmente, insegna calcio e a tirare i primi calci ai bambini del Parabiago oltre che a fare il volontario dei servizi sociali alla Casa del Nonno. Nella sua lunghissima carriera di calciatore ha avuto modo di giocare anche con il campionissimo leggiunese Gigi Riva che prima di volare a Cagliari ha giocato nel Legnano dov'era titolare anche un altro grande del calcio varesino come il lavenese Domenico Parola..
Mister Talarini che ricordi ha di Gigi Riva quando arrivò al Legnano?
Era il 1962, Luigi aveva 18 anni ma sin da subito si è visto che avrebbe fatto strada, perché era già un fenomeno. Atleticamente era già formato, aveva due gambe d’acciaio. Poi nel Legnano, grazie agli allenamenti diretti da mister Luciano Luppi che svolgevamo tutti i giorni si è ulteriormente strutturato fisicamente, anche di spalle. In quel campionato giocò 22 partite segnando 5 reti, io ero il suo marcatore ed erano scintille; i miei compagni mi avevano dato il soprannome di Burgnich come il terzino roccioso dell’Inter e nella Nazionale di quel periodo.
Quale ricordo ha invece di Domenico Parola?
Se non ricordo male, lui e Riva per un certo periodo hanno viaggiato sul treno insieme, poi Gigi si era trasferito a Legnano a casa della sorella Fausta. Venivano entrambi dal Laveno calcio, poi Gigi passò al Cagliari, mentre Domenico alla Spal qualche anno più tardi.
Quali aneddoti ricorda di quel periodo?
Le nostre scintille in campo in allenamento. Era determinato come in una partita ufficiale, lottava su ogni pallone e anch’io non ero da meno e pertanto spesso avveniva il "corto circuito". Poi fuori dal campo tornava il sereno ed andavamo in centro insieme ad alcuni nostri compagni nel negozio del Luciano Sassi. Ricordo le lunghe trasferte che facevamo al Nord Italia con il pullman in autostrada, mica come adesso. Luigi era taciturno, sentiva la pressione della gara, poi al ritorno, si aggregava al gruppo a secondo del risultato. Era un vincente di natura, non voleva mai perdere.
Vi siete poi rivisti negli anni?
I primi anni che era a Cagliari e che veniva a trovare la sorella Fausta sì, poi col tempo ci siamo persi di vista, anche perché allora non c'erano i cellulari. Pensavo di rivederlo ai festeggiamenti dei 110 anni del Legnano ma si è fatto rappresentare da suo nipote Oscar Sissa, che è un architetto con uno studio in città e con il quale ogni tanto ci sentiamo ancora adesso. Ho anche avuto il piacere di averlo allenato, . era un buon attaccante, fisicamente era come suo zio.