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Economia | 12 marzo 2025, 11:30

Indagine Uil sugli stipendi in Lombardia: in provincia di Varese la retribuzione media annua è di 26mila euro. Enorme divario tra tempo indeterminato e precari

Lavoro povero ancora elevato e qualità dell'occupazione insufficiente sono i dati che emergono dall'analisi del sindacato dedicata al settore privato. Il coordinatore territoriale Massafra: «I dati mostrano chiaramente come il tempo determinato porti a una condizione di fragilità economica strutturale, rendendo difficile pianificare il proprio futuro, accedere a un mutuo o sostenere spese ordinarie come affitto e istruzione. Serve un cambio di rotta»

(foto generica d'archivio)

(foto generica d'archivio)

«Oltre il 38% dei lavoratori lombardi percepisce meno di 20.000 euro lordi annui, e più del 52% non supera i 25.000 euro. Un’occupazione in crescita non basta se manca la qualità del lavoro”.

Uil Lombardia lancia l’allarme alla luce del nuovo Rapporto 2023 sulle retribuzioni nel mercato del lavoro del settore privato non agricolo, basato sui dati INPS. che coinvolge circa 3.717.570 lavoratori. La sintesi è che le retribuzioni restano mediamente basse.

L'analisi offre un quadro dettagliato sulla situazione occupazionale della regione e delle singole province, mettendo in evidenza le criticità legate al lavoro povero, alla precarietà contrattuale e alle disuguaglianze di genere e territoriali.

Questa la situazione della provincia di Varese che emerge dall'indagine del sindacato: retribuzione media annua 26.059 euro, il 19,59% lavora a tempo determinato, il 28,84% part time. Il divario tra gli stipendi di chi ha un contratto a tempo indeterminato e chi è precario è enorme pari al 172%. La retribuzione media di un lavoratore a tempo determinato è pari a 10.974 euro annui, quella di un tempo indeterminato 29.865 euro. 

Altre considerazioni che emergono dall'indagine Uil sul nostro territorio: Varese con Milano e Monza Brianza sono le province con le retribuzioni più alte per i tempo indeterminato grazie alla presenza di settori finanziari e industriali avanzati. Varese con Bergamo, Brescia, Como e Mantova e Varese mostra retribuzioni per i tempo determinato sotto i 12.000 euro annui, confermando un’elevata diffusione di lavori a bassa stabilità e poco remunerativi.

«I dati ISTAT – commenta il segretario confederale Uil Lombardia Salvatore Monteduro – hanno evidenziato una crescita, negli ultimi mesi, dell'occupazione a livello nazionale. Un dato che potrebbe apparire positivo, ma che rischia di essere fuorviante se non accompagnato da un'analisi qualitativa. Il rapporto UIL Lombardia dimostra che l'aumento dell'occupazione non si traduce automaticamente in un miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori: il fenomeno del lavoro povero resta preponderante e la qualità dell'occupazione è ancora insufficiente. Senza un intervento deciso per contrastare la precarietà e l'erosione salariale, il rischio è quello di un mercato del lavoro basato sulla quantità e non sulla qualità».

Una Lombardia quindi sempre più precaria. L'incidenza del lavoro precario è elevata: il 19,42% dei contratti è a tempo determinato, con retribuzioni drasticamente inferiori rispetto ai contratti stabili (11.392 euro medi annui contro 34.008 euro per i contratti a tempo indeterminato). Inoltre, il 26% degli occupati lavora in regime di part-time, spesso involontario, con un salario medio di soli 13.372 euro annui.

I giovani sotto i 34 anni rappresentano 1,23 milioni di lavoratori. Tra questi, quasi il 30% non supera i 10.000 euro annui, mentre oltre il 52% resta sotto i 20.000 euro. La precarietà caratterizza in modo particolare i lavoratori più giovani, che spesso trovano impiego tramite contratti di apprendistato o a tempo determinato con bassi livelli retributivi.

«Serve un cambio di rotta per contrastare il lavoro povero. Anche chi ha un’occupazione non riesce a sostenere spese  fondamentali come l’affitto, le cure mediche e l’istruzione dei figli – conclude Salvatore Monteduro – quasi 720.000 persone in Lombardia rinunciano alle cure sanitarie o le posticipano. Questa situazione alimenta un circolo vizioso: retribuzioni troppo basse frenano i consumi, minano la fiducia dei giovani e penalizzano lo sviluppo economico. Servono interventi urgenti per garantire stabilità contrattuale, salari adeguati e misure di sostegno alla conciliazione vita-lavoro».

Il gender pay gap rimane una piaga evidente: le donne in Lombardia percepiscono in media 9.900 euro annui in meno rispetto agli uomini, con una retribuzione media di 23.676 euro contro i 33.601 euro dei colleghi maschi. Anche nei contratti a tempo indeterminato, le lavoratrici subiscono un divario del 27,87%.

«L’analisi territoriale – conferma il coordinatore territoriale UIL Varese Antonio Massafra – ci conferma che Milano è meglio retribuita e registra la media più alta (34.342 euro annui), ma con un'alta quota di lavoratori precari. Varese non ha le retribuzioni più basse di tutta la Lombardia ma sconta un gap tra tempo determinato e indeterminato notevole. Se guardiamo, infatti, alla differenza tra tempo determinato e indeterminato ci si trova davanti a numeri davvero significativi e importanti. Il peso della precarietà contrattuale e il suo impatto sulla qualità della vita dei lavoratori. I dati mostrano chiaramente come il tempo determinato porti a una condizione di fragilità economica strutturale, rendendo difficile pianificare il proprio futuro, accedere a un mutuo o sostenere spese ordinarie come affitto e istruzione».

Redazione

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