Calcio - 05 marzo 2025, 08:59

L'INTERVISTA. Il 5 marzo e il pensiero che corre allo Speroni. Temelin: «Noi contro il Genoa, con il pubblico che impazziva»

L'ex tigrotto ripercorre la partita contro uno squadrone che non impaurì i giocatori della Pro Patria: «La commozione, la folla e la forza di stare insieme»

Foto per cortesia di Gianluca Temelin

Ci sono partite per un calciatore che non subiscono l'usura del tempo, partite che sono nitide nella memoria, minuto per minuto, gol, traverse, decisioni arbitrali, lo stadio, la partecipazione della gente e, dulcis in fundo, il risultato che profuma di impresa. Partite che non si ossidano, né ingialliscono, capaci di scatenare emozioni a distanza anche di qualche decennio. Partite, forse sarebbe opportuno definire storie, che ti inorgogliscono se poi sei stato anche uno dei protagonisti di quelle pagine che hanno fatto felice la tua gente. Per Gianluca Temelin il 4-3 al Genoa il 5 marzo 2006, in uno Speroni che respirava i gloriosi anni della serie A dei suoi tigrotti, è una data che non sarà mai banale come, del resto, per tutti i tifosi della Pro Patria. 

“Quando il calendario va al 5 marzo,- rivela l'ex bomber biancoblù - il mio pensiero va a quella domenica eccezionale, unica, perché battere il Genoa, che era il favoritissimo del campionato, in testa alla classifica, era impensabile alla vigilia: affrontavamo uno squadrone”.

Eppure è successo.

“Quella partita l'abbiamo preparata molto bene, in ogni dettaglio, anche se sapevamo che avremmo affrontato giocatori di categoria molto superiore”.

C'era anche un però che vi rodeva dentro dalla partita di andata.

“Non avevamo digerito la sconfitta dell'andata a Marassi per due a zero con tre rigori contro inesistenti, l'espulsione ingiusta di Vecchio. Insomma un arbitraggio, nel secondo tempo, molto discutibile, diciamo così, e quindi avevamo dentro la voglia di combattere, di dire la nostra di fronte ai nostri tifosi ed anche ai loro che erano tantissimi. Ricordo il settore ospiti pienissimo”.

Pronti via e l'arbitro Scoditti fischia un altro rigore.

“Sembrava una maledizione, ma non ci siamo abbattuti”.

Anzi, avete sorpreso e forse vi siete sorpresi pure voi della vostra reazione.

“Pareggiammo con Citterio che ho rivisto ultimanente  a Monza e fa il segretario del settore giovanile, poi segnò subito Trezzi che ho incontrato avendo un figlio che gioca a pallone. Mi pare che poi pareggiarono loro...”

E tutti si aspettavano la reazione veemente del Genoa.

“Che non arrivò, Invece fece gol Tramezzani quasi subito dopo”.

E qui entri in scena tu.

“Nel secondo tempo ci fu un lancio di Imburgia per Trezzi che mise in mezzo una palla stupenda sulla quale andai deciso e la misi dentro. Vidi lo Speroni impazzire. Era vero, ma non ci credevo”.

Lo stadio tremò a pochi minuti dalla fine.

“Loro fecero il 4-3, ma noi riuscimmo a portarla a casa. E' stata la domenica perfetta anche perché la partita la diedero su Sky che faceva vedere tutte le partite del Genoa”.

Quella sconfitta scatenò un terremoto in casa rossoblù.

“Esonerarono mister Vavassori che era stato mio allenatore alle giovanili dell'Atalanta, arrivarono secondi e dovettero andare ai playoff che li vinsero con il Monza che noi battemmo la domenica successiva al Brianteo. Fecemmo un filotto di vittorie fin quasi a sfiorare i playoff”.

Cosa danno partite come queste a un calciatore?

“Tantissimo sotto tutti i punti di vista. A parte il gioco, è l'atmosfera che che respiri che è eccezionale. E alla Pro Patria ho vissuto un'altra splendida emozione  l'anno successivo quando battemmo il Pisa per 4-2 ed era anch'esso capolista”.

Embè hai fatto tre gol

“Eravamo sotto di due, feci doppietta alla fine del primo tempo, feci il terzo all'inizio del secondo e poi ci pensò Tramezzani. Ed anche lì lo Speroni erano pienissimo. Penso che queste due partite siano state le più belle dell'ultimo trentennio, che la gente ricorda sempre con commozione”.

Si possono trasmettere queste emozioni ai ragazzi che alleni?

“Insegno la tecnica, ma dico loro la bellezza del gioco del calcio. La gioia che può dare un gol, ma anche mandare in gol un compagno. Ma soprattutto il bello di essere squadra e di stare insieme”.

Attualmente Gianluca Temelin, abita a Bergamo“a cento metri dallo stadio”;  allena la Under 17 della JuvenesRadici, squadra di Bergamo dopo aver allenato nei settori giovanili della Cremonese, Aldini e Pro Patria.

Ha un figlio (Tommaso 2003) che segue le orme del padre. E' bomber, con dieci gol, della squadra La Torre(Bergamo Città) che milita in Seconda Categoria. Il buon Gianluca, non lo dice, ma spera che mantenga integra la passione per il pallone a qualunque latitudine si trovi. Perché le emozioni che sa dare quel pezzo di cuoio hanno cittadinanza anche sui più remoti campi di provincia.

Giovanni Toia


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