«La Procreazione medicalmente assistita è entrata nei Livelli essenziali di assistenza a gennaio 2025 come prestazione che tutte le Regioni sono obbligate a fornire ai loro cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di un ticket. Prima, le persone che vi accedevano dovevano pagare anche più di 5mila euro, se non risiedevano in una Regione che aveva deciso di rimborsare comunque la Pma. In Lombardia ci sono 52 ambulatori dedicati, di cui 15 pubblici, 28 privati e 9 privati convenzionati. Ma non tutti i territori sono coperti. Quindi, ci sono pochi centri, in particolare per le prestazioni più complesse, e le donne lombarde hanno tempi lunghi per accedere alla Pma eterologa. Per questo abbiamo chiesto all’assessore al Welfare Bertolaso alcuni chiarimenti e un impegno maggiore per coloro che desiderano la Pma», lo dicono Samuele Astuti e Paola Bocci, consiglieri regionali del Pd, dopo la risposta ricevuta, stamattina, in Aula, sul tema.
«Esattamente, nell’atto chiedevamo a Bertolaso come intenda pianificare il potenziamento delle strutture pubbliche e convenzionate preposte o l’apertura di nuove che offrano la Pma, al fine di garantire tempi più congrui, l’abbattimento delle liste d’attesa e una maggiore diffusione territoriale della prestazione. E anche come pensi, e con quale regime, di attivare le convenzioni con i centri privati convenzionati. È vero che con l’entrata nei Lea dovrebbe ridimensionarsi la richiesta di prestazioni ai centri lombardi da parte di cittadine che provengono da altre regioni, ma rimane uno squilibrio interno, nei territori. Inoltre, per le procedure più complesse ci sono pochi centri pubblici di III livello, che in Lombardia sono solo 6 pubblici e 7 privati convenzionati, a fronte di una popolazione di 10 milioni di abitanti, quindi pochi», proseguono Astuti e Bocci.
«Nonostante non ci sia stato un impegno da parte di Bertolaso ad aprire nuovi centri, cogliamo la volontà di migliorare l’erogazione delle prestazioni. Ma ribadiamo la necessità di un impegno maggiore sull’eterologa, riguardo la quale l’assessore non è stato chiaro, mentre è la procedura più carente di presidi pubblici, con conseguenti attese di parecchi mesi, per la quale sarebbe fondamentale una diffusione di strutture pubbliche più omogenea sul territorio. I tempi di attesa per la prima visita, sono contenuti solo per la Pma di tipo omologo, a detta dell’assessore sui 30 giorni. Ma per l’eterologa parliamo di molti mesi, che in previsione di possibilità di successo inferiori al 50%, che diminuiscono con l’avanzare dell’età della donna, vogliono dire tempi lunghi e grandi rischi di riuscita. Noi chiediamo quindi che tra 6 mesi si faccia una verifica dell’efficacia dell’impegno a ‘migliorare le procedure di erogazione’, come ha detto lo stesso Bertolaso. Non possiamo lasciare le nostre concittadine senza risposte e le coppie che sono nel percorso senza informazioni», concludono Astuti e Bocci.