Ospedale di Busto, padiglione Pozzi, quarto piano, 9 di mattina in un giorno feriale. Il corridoio in cui i donatori Avis attendono il loro turno è attraversato da un viavai incessante. Le chiamate ad alta voce delle persone che devono sostenere la visita di rito si accavallano, così come i “permesso” di chi transita in spazi particolarmente risicati. Poco più in là ci sono i pazienti della Medicina Trasfusionale. La situazione è affollata, confusa, un po’ stressante.
«Le condizioni – sospira il presidente Avis, Giuseppe Bianchi (il Consiglio, appena rinnovato, deve eleggere le nuove cariche) – sono queste dalla scorsa estate. E dire che, con la collaborazione di Asst, eravamo riusciti a organizzarci bene. Ci era stata data la possibilità di spostare la segreteria dal quarto piano, si trovava accanto agli spazi per le donazioni, al secondo. Nei locali liberati attendevano i donatori, a pochi metri dalla sala visite e dalle poltrone. Un assetto al quale si è arrivati dopo una lunga preparazione. Poi è cambiato tutto».
Motivo? I lavori alla Casa di Comunità in viale Stelvio hanno determinato un trasloco che ha coinvolto il padiglione. Passaggio al quale si è aggiunto il “dirottamento” di pazienti della Medicina Trasfusionale di Gallarate a Busto. Risultato riassunto da Giovanni Trotti, direttore sanitario Avis: «Avevamo una sistemazione funzionale su due piani, al secondo le attività di segreteria e al quarto le donazioni. Ora siamo su tre livelli. Al secondo piano è rimasta la segreteria, e fin qui tutto bene, anzi ottimo. Al terzo piano sostano i donatori che aspettano il loro turno, al quarto si svolge una seconda attesa, in coabitazione con i pazienti, cui seguono visita e donazione. Siamo tornati alla commistione che avevamo cercato di lasciarci alle spalle. E i donatori aspettano in corridoio invece che in una sala d’attesa».
«Che ci risulti – aggiunge Bianchi – l’arrivo dei pazienti da Gallarate doveva essere provvisorio ma prosegue. Capisco che le esigenze in questo momento costringano a qualche sacrificio ma abbiamo saputo del nuovo assetto con pochissimo preavviso, è stato tutto piuttosto precipitoso: all’inizio, per comunicare con il terzo piano, non c’era neanche un telefono, si utilizzava un wlakie-talkie. L’ascensore è stato inutilizzabile per mesi. Non un problema da poco, con le attività distribuite su tre piani».
«In generale – fa presente Trotti – tutto il meccanismo finisce con l’essere farraginoso, confuso. I donatori sono la nostra principale risorsa, ne arrivano almeno 30 ogni giorno. Ci vuole un minimo di comfort, per accoglierli. E bisogna velocizzare le procedure, fare in modo che chi arriva faccia quello che deve nel minor tempo possibile. Se tutto diventa scomodo e più lento, i donatori verranno sempre meno volentieri. Abbiamo già registrato qualche spostamento da Busto a Legnano».
La necessità di un miglioramento è nota ad Asst. Che, verificato l'attuale, corretto funzionamento degli ascensori, annuncia: «In attesa della fine dei lavori alla Casa di Comunità in viale Stelvio (l'intervento sulla struttura impatta notevolmente sulla situazione al padiglione Pozzi, Ndr) stiamo lavorando per rendere più fruibili e accoglienti gli spazi oggi a disposizione. Acquisteremo arredi, sedie, poltrone e scrivanie più funzionali».