Fieramente geometra: uno dei primi liberi professionisti di Samarate. Ma nel cuore, oltre alla sua famiglia, la politica, la musica e persino il teatro. Un uomo - Giancarlo Macchi, classe 1930 - che ha percorso un tratto di vita non solo lungo, ma intenso, coltivando e condividendo le sue passioni con l'impegno per la comunità.
Lo piange Samarate e in particolare la sua San Macario, dove giovedì avverrà l'ultimo saluto. Alle 15 i funerali nella chiesa parrocchiale, preceduti dal rosario alle 14.30.
Il geometra Macchi fu capo all'ufficio tecnico edilizia e lavori pubblici del Comune di Samarate per 25 anni: fino al 1978. Dopo di che tornò alla libera professione. Lui che costruiva, era orgoglioso delle origini contadine della famiglia e amava respirare i suoi boschi. Consigliere comunale per la Democrazia cristiana, nel 1988 fu tra i fautori del compromesso storico tra Pci e Dc e diventò assessore ai lavori pubblici (dal 1988 al 1993) nella giunta Piacentini. La politica era offrire tempo e competenze alla comunità e ha trasmesso questa passione al figlio Luca (oggi presidente del consiglio comunale) e al nipote Davide, attualmente consigliere.
Ma la grande passione era anche la musica: fece parte per decenni della banda cittadina di Samarate, per oltre ì dieci anni della fanfara dei Bersaglieri di Lonate Pozzolo.
Negli anni '60 a Brebbia con lo zio don Guido Macchi - ricorda la famiglia - mise insieme un gruppo teatrale all'oratorio e col pianoforte faceva cantare tutti. Tanti in queste ore hanno chiamato ricordando proprio Giancarlo accanto all'inseparabile zio sacerdote.
Infaticabile, Giancarlo, nel '70 dovette fermarsi nell'impegno della fanfara dopo un primo infarto. Ma quella voglia di vivere a fondo la vita e la sua bellezza non è mai venuta meno, fino all'ultimo. Tra le immagini che lo ritraggono, una fa venire un nodo alla gola. A una cerimonia, Giancarlo Macchi è accanto ad Angelo Prandoni (suo primo geometra assieme a Mario Aldizio, LEGGI QUI) e il sindaco Enrico Puricelli, due anni fa: volti ai quali si è dovuto dire addio in questi anni, ma la commozione è anche gratitudine per ciò che ciascuno ha dato alla comunità.