Una sala Tramogge affollata come rarissime volte accade: una marea di avvocati, ma anche rappresentanti delle categorie. Un colpo d’occhio che racconta già tutto ciò che poi riveleranno i numeri: già oggi ci vorranno tre, quattro anni per smaltire tutti gli arretrati dei giudici di pace a Busto Arsizio e Legnano (passando da Gallarate, dove c’è la sede da alcuni anni e già questa è un’anomalia). Con l’arrivo delle nuove competenze sarà paralisi totale.
Di qui la conferenza promossa dall'Ordine degli avvocati che con Ulof chiede «con fermezza interventi immediati e straordinari per il potenziamento delle piante organiche dei giudici onorari e del personale amministrativo, nonché per l'assegnazione di risorse adeguate agli Uffici del Giudice di Pace in modo da garantire un servizio realmente efficiente e accessibile a tutti». Ma anche «affinché vengano date immediate garanzie di una proroga dell’entrata in vigore dell’aumento di competenza del Giudice di Pace, almeno fino a quando gli uffici non saranno potenziati con dotazioni di personale e risorse sufficienti a sostenere il nuovo carico di lavoro che da tale aumento di competenza deriverà».
Due numeri parlano chiaro: su 8.596 decreti ingiuntivi depositati a Busto ne sono stati emessi solo 1.873 (a Legnano 201).
Un profondo disagio che interessa tutta la comunità.
Ha esordito la presidente dell'Ordine Eliana Morolli, accanto al consigliere segretario Davide Toscani e al consigliere Rossella Gasparini: «Doveroso per i colleghi, gli avvocati hanno prima di tutto una funzione sociale. Ringrazio tutti i presenti. Tavolo di confronto sempre aperto da due anni con il presidente del tribunale Miro Santangelo. Obiettivo unire tutti al fine del buon funzionamento della giustizia, cerchiamo collaborazioni, non contrapposizioni. Nell’interesse non solo degli avvocati ma di tutta la cittadinanza, la prima a rimetterci». In sede nazionale si è fatto molto, ma non abbastanza: ci si batte per il rinvio delle nuove competenze di ottobre 2025 o sarà paralisi.
A fine novembre riunione di tutti i presidenti degli ordini forensi della Lombardia: si è dovuto prendere atto della grave situazione a livello nazionale (Torino è maglia nera, con 113 giudici di pace previsti e 13 presenti). Oggi tutta la Lombardia si è riunita con questa finalità.
«Non è una giustizia minore, soprattutto alla luce delle nuove competenze. Il limite verrà triplicato per le liti sui beni mobili e raddoppiato sui danni della circolazione stradale» è l'allarme.
Gli arretrati e il futuro
«Ci vorranno tre o quattro anni per smaltire gli arretrati, figurarsi con l’aumento delle competenze – ha detto la presidente - A Busto Arsizio, ne sono assegnati al settore civile 2 in via esclusiva e uno part time (un po’ per Busto e un po’ a Legnano per il penale, dove c’è un solo giudice per il civile). La coperta è troppo corta, difficile poter sopperire alle mancanze. Da subito il nostro consiglio si è mobilitato, aprendo anche un tavolo con il ministero della Giustizia. A fine luglio il dottor Gaetano Campo, dopo insistente presidente Santangelo, ha mandato tre assistenti per la cancelleria, ma che si sono dimessi appena ricevuto l’incarico. Nonostante sia un territorio ricco, non è appetibile». Si resta in attesa di nuovi concorsi. In Urof è stato sottoscritto un comunicato firmato a livello regionale. La prospettiva – si sottolinea – è quella del collasso e si chiedono interventi immediati per il potenziamento del personale e delle risorse per un servizio realmente efficiente: la proroga delle nuove competenze è d’obbligo finché non si risolverà questo problema.
Si è collegato online il vicepresidente regionale Ulof Marco Alparone: «Il giudice di pace ha un ruolo fondamentale. Oggi dobbiamo confrontarci con gli strumenti dell’innovazione che possono portare una risposta di celerità, prossimità e di una giustizia giusta. Dobbiamo essere ingaggiati tutti». Così il parlamentare Andrea Pellicini: «Di questa tematica mi sono interessato personalmente, ho presentato un'interrogazione al ministro Nordio per le risorse e l’invio di personale e ribadisco il mio impegno di interlocuzione con il ministero affinché la giustizia di prossimità non rimanga solo sulla carta».
Con garbata franchezza ha parlato alla sala il presidente del tribunale Miro Santangelo, che ha ricostruito le ripetute scelte governative negli anni per cui quella del giudice di pace è sempre stata la quinta ruota del carro della giustizia. «Anche le scelte a livello di trattamento economico via via adottate sono contro l’efficienza – ha ricostruito – Il nuovo regime è quello dei giudici di pace che devono lavorare due giorni la settimana, hanno diritto così a un compenso modesto. È come dire: non mi interessa se lavori due giorni la settimana, te lo impongo, l’importante è che ti pago poco. Questo ha fatto sì che molti giudici si diano dimessi».
Si rischia un circolo vizioso: anche tra i futuri arrivati, quanti si dimetteranno? «Le soluzioni di compromesso non sono efficienza» ha detto il presidente. Che ha definito mortificante per giudici e personale questa situazione di perenne emergenza: «Ricevo telefonate quotidiane del responsabile che non sa più a che santo votarsi, senza personale. L’abbattimento a sei mesi del termine di permanenza ha fatto sì che un magistrato, giudice di pace in tirocinio che doveva andare via a marzo, ma è un giudice di un nuovo regime: slalom per individuargli un ruolo, ne avreo uno esclusivopoi di vechio regime e non esclusivo che ha diritto a una riduzione (di quanto non c’è scritto da nessuna parte). Il terzo giudice che arriva, è di nuovo regime: dovrà lavorare due giorni la settimana. Come ripartire tutto ciò? C’è bisogno di uno sforzo ma anche di disboscare questo ginepraio».
Categorie e politici
Interessa tutti, questo gravissimo problema. La vicepresidente di Confindustria Varese Eleonora Merlo ha messo in guardia contro «il cortocircuito delle nostre imprese, delle attività imprenditoriali. Ecco perché abbiamo ritenuto che non potevamo stare alla finestra a guardare, ma essere presenti qui a far valere la nostra voce. Questo territorio ha anche la vicinanza di Malpensa e snodi intermodali. Stiamo portando avanti un piano 2050, creando anche un vantaggio competitivo per riportare le risorse umane nel territorio, ma anche investitori. Come possiamo se la certezza del diritto viene meno?». Tra le richieste, quella di una sede più consona.
L’europarlamentare Isabella Tovaglieri si è confrontata con il sottosegretario ed ecco la convenzione di regione e dipartimento per attingere alle graduatorie comunali: «Subito ho consultato il sindaco Emanuele Antonelli di Busto (entro fine mese verrà pubblicata una graduatoria importante a livello amministrativo) e Andrea Cassani di Gallarate. Per il tema vero e proprio dei giudici, due riflessioni. La nomina dei giudici onorari spetta al Csm, la pianta organica prevede 6mila unità da sostituire, nei prossimi mesi dovrebbero esserci 1.300 nomine di giudici onorari ma non è detto che vengano a Busto. Sta alla scelta dei nominati dove andare a lavorare. Nel breve periodo si deve scongiurare l’entrata in vigore delle nuove competenze o paralisi totale. Non si potrebbe neanche più rinunciare, sarebbe una giustizia delegata. Facciamo una proposta di riforma strutturale e ben vengano elementi e giornate di confronto come questa».
Il sindaco Emanuele Antonelli scuote il capo: «È imbarazzante, quello che sta succedendo e più passa il tempo, peggiorano le cose. Non siete gli unici… siamo pochi ovunque. Il Comune di Busto ha individuato una possibile sede qui, un edificio sequestrato e siamo in attesa della confisca per entrarne realmente in possesso e fare tutti i lavori. Intanto possiamo mettere a disposizione le liste del bando che facciamo. Ci andiamo di mezzo tutti noi. Stasera dirò ad Andrea (Pellicini) che forse le interrogazioni non bastano più, bisogna andare vis à vis».
Così il collega gallaratese Andrea Cassani: «Mi sento di dire che come amministratori pubblici dobbiamo garantire i servizi ai nostri cittadini e tutelare il diritto alla giustizia compete anche a noi. Le parole lungimiranti del presidente del tribunale, le vorrei sentire anche in Parlamento. Questa paralisi richiede linfa subito. Come Gallarate siamo contenti di ospitare la sede del giudice di pace e avremmo anche un piano intero per dare più spazio, ma crediamo che non sia questo il problema e nessuno vuole fare il campanilismo. Predominante è trovare giudici e funzionari».
Soluzioni concrete
La vicepresidente nazionale del sindacato avvocati Emanuela Crippa ha sollecitato l’impegno su soluzioni concrete: «È più di un anno che il giudice di pace è totalmente in collasso. Un amministratore di condomini un anno e mezzo per un decreto ingiuntivo». Così Andrea Tomasini, presidente del Sindacato avvocati a Busto: «Scopertura di giudice, di organico, inefficienza informatica, inadeguatezza del nuovo rito… la macchina di giustizia di prossimità a Busto si è inceppata e tocca a noi ripararla, tenendo presente che la coperta è cortissima. Siamo tutti vittime, ci vuole una soluzione pragmatica ma certa».
Marco Binaghi, presidente associazione Alia, ha parlato dello stato delle cose legnanese: «Una situazione imbarazzantissima, a Legnano inizio 2024 con il nostro giudice di pace ci siamo trovati su come gestire la situazione che si sarebbe creata da lì a breve e abbiamo avuto un confronto importante con Busto Arsizio, il nostro unico obiettivo è lavorare e farlo in queste condizioni è impossibile. Il giudice di pace di Legnano anche a fronte del riordino era stato tolto ed è stato ripristinato, ma gran parte dei fondi è di carattere comunale e non è una cifra indifferente per far fronte a un’esigenza che purtroppo sta venendo meno. Tutti uniti, plauso a Ordine di Busto. Affinché possiamo continuare a fare il nostro lavoro»».
Sottolinea Claudia Gerolami, legale di Busto: «Dev’essere molto svilente lavorare in un ambiente, ma anche per noi lo è raccontare ai nostri clienti che per una causa occorrono 4 anni, un anno per decreto ingiuntivo. Ho dovuto depositare tre decreti in altre sedi per non andare a Busto. Come lo spieghiamo alla gente?»
L’avvocato Andrea Brumana, ancora di Legnano, suggerisce di «togliere la polvere sotto il tappeto e ributtarla sul tappeto», con un'astensione prolungata delle udienze in tribunale. Con rischio di ripercussioni sul Pnrr.
L'unità è fondamentale ma il segretario Davide Toscani ricorda che l'ordine non può proclamare un'astensione del lavoro, bensì tenere alta l'attenzione. E occhio all'arma di distrazione di massa sulla separazione delle carriere.
Conclude la presidente Morolli: «Si sta pensando a manifestazioni a Milano, si è è parlato anche di Roma: allora bisognerà esserci come adesso. L’evento di oggi voleva tenere un faro acceso, non concludere».