/ Ieri... oggi, è già domani

Ieri... oggi, è già domani | 22 febbraio 2025, 06:00

"un pasèn e i figuiti" - un passo breve e le figurine

Due giochi antichi. Me li suggerisce Giusepèn. Li ho praticati anch'io, nella mia giovinezza. Erano l'ABC dei nostri incontri. Tutti ne eravamo provvisti e, quei giochi, erano così popolari che "richiedevano pubblico" e, sempre, c'erano "testimoni ad assistervi"

"un pasèn e i figuiti" -  un passo breve e le figurine

Due giochi antichi. Me li suggerisce Giusepèn. Li ho praticati anch'io, nella mia giovinezza. Erano l'ABC dei nostri incontri. Tutti ne eravamo provvisti e, quei giochi, erano così popolari che "richiedevano pubblico" e, sempre, c'erano "testimoni ad assistervi".

Quello del "pasèn" richiedeva il possesso di biglie. Le più popolari erano di terracotta, colorate coi colori sgargianti della giovinezza: rosso, giallo, azzurro, verde, per poi sconfinare nel nero che bene si accompagnava coi succitati colori. Poi, c'erano le biglie di vetro, colori caleidoscopici, ma non tutti se le potevano acquistare. Vuoi mettere, però, quell'arcobaleno sulla terra battuta a cui si erano tolti i sassi. Giochi "da strada", come il nostro Dialetto Bustocco.

Si giocava in due o in coppia di due: uno buttava la biglia, a lontananza "di piacere" - seguiva il tiro "di avvicinamento" del contendente, poi, il lancio di chi aveva effettuato la battuta iniziale, indi, altro tiro dell'avversario. Da lì in avanti, con la biglia più vicina a quella del contendente, si cercava di colpirla. A esito positivo, il vincitore raccoglieva le due biglie e se le metteva in tasca. A esito negativo, l'altro giocatore eseguiva la stessa operazione. E la prima parte del gioco si concludeva, quando uno dei concorrenti, colpiva la biglia avversaria. Seguiva la "prova dall'alto". Chi batteva, cercava di avvicinarsi il più possibile alla biglia dell'avversario e quando decideva di colpire, raccattava la propria biglia, si poneva in posizione retta, mirava e lasciava cadere la biglia che doveva incocciare la biglia dell'avversario. Quando ciò accadeva, il vincitore raccoglieva le due biglie e il gioco era ultimato.

Diversamente, toccava al contendente eseguire l'identica operazione. Il gioco aveva termine, quando anche la "prova verticale" era eseguita. E si ricominciava da capo, per un altro "pasèn".

Quando si giocava in doppia copia, le operazioni erano identiche, compresa l'alternanza dei giocatori che dovevano colpire la biglia dell'avversario, una volta "a terra" e in posizione orizzontale e, una volta in piedi, per quella verticale. Gli applausi per i vincitori erano impliciti. E, ai battimani, c'erano urla festanti di chi scommetteva su l'uno (o sull'una coppia) dei giocatori.

Per i "figuiti" era più o meno la stessa cosa. Ovviamente, la figurina (una qualsiasi - di calciatori o di libro Cuore o di animali), veniva lanciata, dopo averla inserita tra il dito indice e medio della mano. L'avversario faceva altrettanto "in avvicinamento" e il contendente eseguiva la stessa operazione. La figurina più vicina alla prima lanciata, consentiva al suo possessore di avvicinarsi o di tentare di colpire la figurina dell'avversario, con la propria e, in questo caso, poteva scegliere se lanciare la propria figurina o di allungare la mano per sovrapporre la propria figurina su quella dell'avversario.

Chi ci riusciva, raccattava le due figurine che diventavano sue. Idem per la prova verticale: la più difficile. Bastava un refolo di vento o le dita appiccicaticce della mano per spostare la traiettoria della figurina che doveva depositarsi (o toccare) la figurina dell'avversario.

Il bello del contendere che (lo dice Giusepèn),  "nisogn ga risìea" (nessuno litigava) e soprattutto, nessuno barava. Gli occhi dei "giurati" garantivano la regolarità del gioco e tutti si divertivano in maniera spicciola, col pieno rispetto dell'avversario (è quasi brutto chiamarlo così - "l'è'n cumpogn da giugu" è un compagno di giochi) e delle regole di gioco, sempre stabilite prima di iniziare.

Visto che c'è un po' di ulteriore spazio, butto qui (a vanvera) altri giochi di allora: "a gossa", nasondàs, "ul tigalè" a corda, a tola, a cavallina, "brucio? - no" (in caso del "si" si penalizzava chi aveva commesso l'errore, rimandandolo alla posizione di partenza), l'immancabile "balòn" o come si diceva allora, "ul furbòl", a bicicleta, e altri che voi Lettori potreste suggerirmi.

E dopo un'allegra sudata, tutti pronti ai "consigli di mamma" che vigilava sul … lavaggio. "Frega pulidu - tia via'l crocu - i uegi, da chi in? -  i pe in anca mo spurchi, droa ul saòn - i ascèl s'a fregan pulidu -  ….poi… "guarda'l sugamàn … ghe su anca mo a tera…. te a lavassi pulidu.

Traduzione:  frega con lena - tira via lo sporco - le orecchie di chi sono? - i piedi sono tuttora sporchi, utilizza il sapone - le ascelle si lavano accuratamente -  poi …guarda l'asciugamani, c'è sopra ancora la terra  …. devi lavarti bene.  - allora ….non si usava un … sorso di Nocino.

Gianluigi Marcora

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A FEBBRAIO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore