L’impegno civico, l’attenzione al proprio quartiere e l’amore sconfinato per l’atletica. È stata una vita affrontata con grande passione quella di Romano Pinciroli, a cui questa mattina i familiari e gli amici hanno tributato un ultimo, commosso saluto nella chiesa del “suo” Redentore.
In tanti nelle scorse ore hanno voluto ricordare l’ex presidente della Pro Patria Atletica ed esponente della Fidal, scomparso lunedì scorso (leggi qui), sottolineando anche quel carattere solo apparentemente burbero, che in realtà celava un cuore d’oro. Tenero. «Bastava nominare i nipoti perché si commuovesse», racconta moglie Pinuccia. E loro, i suoi «tatoni», Christian ed Erika, oggi hanno dato idealmente un ultimo bacio al nonno amatissimo.
Per sua volontà, le ceneri di Romano verranno disperse a Chiuro, in quella Valtellina che, spiega la moglie, «aveva nel cuore»: qui c’è una pista di atletica, costeggiata da un torrente, dove Romano ha trascorso infinite ore.
Un impegno appassionato
«Romano ci ha indicato una via: essere appassionati, donarsi per le cose che amiamo e in cui crediamo – ha rimarcato nell’omelia il parroco don Gaudenzio Santambrogio –. Si è messo in campo per i valori in cui credeva, per la Pro Patria Atletica, per il nostro quartiere, con l’impegno civico di chi si spende quotidianamente».
Per il “suo” Redentore si era tenacemente impegnato come coordinatore di quartiere ai tempi della giunta del sindaco Luigi Rosa, insieme a Sergio Moriggi e Mario Cislaghi, presenti al funerale, quest’ultimo – oggi assessore – in rappresentanza dell’amministrazione. C’erano anche la Fidal, di cui era stato presidente del comitato provinciale di Varese e consigliere di quello regionale lombardo; l’Assb, Alberto Armiraglio, suo successore proprio alla guida dell’associazione delle società sportive, l’ex assessore allo Sport Maurizio Artusa. E diversi esponenti delle realtà sportive della città.
Uomo di pista, non da scrivania: «L’atletica italiana gli deve molto»
Lunghissima la conoscenza tra Pinciroli e Gian Mario Castaldi, presidente della Pro Patria Atletica: «Ho avuto al fortuna di conoscerlo nel settembre dell’84 – ha ricordato –. Mi ha subito colpito l’entusiasmo contagioso con cui faceva sentire la propria presenza in pista. Sì, in pista: non era un uomo da scrivania, era sempre presente a ogni allenamento, a ogni gara». E la pista di Sacconago, di fatto, si deve alla caparbietà di Pinciroli.
Sei mei fa, Castaldi lo aveva incontrato per comunicargli la nomina a presidente onorario della società: «E lui subito mi ha chiesto se la pista fosse omologata anche per le gare internazionali, era attento a questo o quello. Non ha mai smesso di essere il nostro presidente».
Certo, «era un personaggio un po’ burbero – non ha nascosto Castaldi –. Anche con me c’è stato qualche momento acceso. Ma era il suo modo di fare per costruire qualcosa di buono e bello. Ogni albero si riconosce dai suoi frutti: la verità è che se negli ultimi quarant’anni e oltre, la Pro Patria è stata ed è quello che è, lo dobbiamo a lui. Grazie a lui, ogni giorno centinaia di ragazzi possono fare uno sport sano su una pista che tutta la Lombardia ci invidia».
«Ogni volta che ci siamo voltati Romano c’era», il messaggio dell’ex presidente della Fidal Lombardia Gianni Mauri, secondo cui «l’atletica italiana, non soltanto regionale, gli deve molto». Mauri ha ricordato l’incontro sulla pista di Sacconago della scorsa estate: «Soffriva, ma era lì, più preoccupato per sua moglie che per sé. Ha dato la vita per l’atletica: fa parte del club esclusivo dei grandi dello sport».