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Busto Arsizio | 12 febbraio 2025, 19:29

VIDEO. La reliquia del beato Carlo Acutis in carcere e l'abbraccio del vescovo: «Anche voi potete essere santi»

Un pomeriggio emozionante nella casa circondariale di Busto. Monsignor Domenico Sorrentino è arrivato da Assisi a portare luce e speranza: «Anche San Francesco conobbe il carcere e suo padre gli mise le catene». Le testimonianze toccanti di due giovani nella fede, uno di loro sfuggì al massacro degli estremisti di Boko Haram

VIDEO. La reliquia del beato Carlo Acutis in carcere e l'abbraccio del vescovo: «Anche voi potete essere santi»

Un quadro che raffigura il Beato Carlo Acutis accoglie nella cappella della casa circondariale di Busto. Quella cappella, che si vuole far dedicare proprio a al giovane che verrà proclamato santo il prossimo 27 aprile. 

L'ha realizzato un detenuto, che poi lo consegna a monsignor Domenico Sorrentino: il vescovo di Assisi riceverà diversi doni dalle persone carcerate (come i cioccolati prodotti qui, un calendario e un crocifisso con il cuore a metà perché l'altro è quello dei familiari che attendono fuori) e dalla Valle d'Ezechiele e ne porterà a sua volta uno preziosissimo, una reliquia di Carlo. 

È arduo non emozionarsi già prima della preghiera, quando il sacro luogo si riempie di volti, di storie. A dare il benvenuto il cappellano don David Maria Riboldi, fa gli onori di casa la direttrice Maria Pitaniello con il corpo di polizia penitenziaria.  «In carcere è difficile lavorare - ha sottolineato la dottoressa Pitaniello -  comprendere. È  quello che quotidianamente ci sforziamo di fare. Non sempre otteniamo i risultati sperati, ma ce la mettiamo tutta. Soprattutto, è un lavoro di squadra».

Si leggono la Parola, le preghiere, si canta insieme e il filo conduttore è quell'espressione nota del giovane Carlo - «Originali, non fotocopie» -  che compare anche nel libro del vescovo dedicato a Carlo, sulle orme di San Francesco e Santa Chiara.  Presenti diversi volontari che ogni giorno condividono il percorso con le persone carcerate e c'è anche Pietro Roncari, garante dei detenuti. 

«Carlo non lo conosciamo ancora, ma speriamo che ci aiuti a con la sua innocenza a recuperare quella che noi abbiamo perso», il messaggio che affidano i carcerati al vescovo. 

Le testimonianze

Giunge il momento delle testimonianze. La prima, di un giovane arrivato in Italia nel 2001: «Ho vissuto in tante città, ho provato 5 comunità e sono stato in 7 carceri. Nel mio percorso di vita, mi sono trovato tante volte nei guai. Tante altre, i guai li ho fatti io. Quando sono stato in difficoltà, ho chiesto aiuto e ho trovato aiuto sempre da persone di una fede diversa dalla mia. Persone che vogliono bene a Gesù».

Di qui la decisione di farsi battezzare un anno fa, proprio in questa cappella. Padrino, don David: «Le educatrici e gli Ispettori di Polizia, che mi conoscono da quando ero ragazzo, si ricordano bene come ero una volta. Ora mi hanno dato una mano a capire come si fa a vivere e mi hanno dato fiducia: ora lavoro, ho imbiancato tutto il carcere e arrivo a sera stanco, ma felice. Ricevere il Battesimo mi è costato molto: molti di quelli che consideravo miei fratelli hanno girato la testa dall’altra parte. Persino i Consoli del mio Paese di origine sono venuti in carcere a chiedermi come mai fossi diventato Cristiano. Mi hanno detto di seguire gli insegnamenti del padre mio. Io ho detto loro che seguo gli insegnamenti del mio padrino, don David. Ora attendo di poter uscire, spero a breve, e di provare a vivere non più come prima, ma come Gesù. Spero che il beato Carlo Acutis mi possa aiutare in questo cammino».

Una speranza espressa anche nel drammatico racconto di un altro uomo giunto dalla Nigeria dove gli estremisti di Boko Haram hanno massacrato la sua famiglia durante la messa. Lui è riuscito a salvarsi, saltando fuori da una finestra: non ha potuto neanche dare sepoltura ai suoi cari.

«Il resto della mia storia è poi simile a quella di altri: la Libia, le torture di cui porto i segni nel mio corpo, il viaggio, l’arrivo in Italia, il carcere - racconta - Non ho smesso di pregare Gesù: tutte le domeniche vengo alla santa messa. La ringrazio: oggi mi permette di rendere onore ai miei cari. Prego il Beato Carlo Acutis possa finalmente dare pace ai miei giorni, dopo tutte le sofferenze che ho vissuto».

La speranza

Monsignor Sorrentino abbraccia i detenuti, lo fa con l'ascolto, con la consegna della reliquia di Carlo che è un abbraccio infinito. Carlo Acutis è sepolto ad Assisi, dove è stato ispirato da San Francesco. Su quest'ultimo attira l'attenzione il vescovo: «È stato in carcere un anno, a Perugia. E il padre gli ha messo le catene.  Così ha fatto una verifica sulla sua vita. Lui che aveva tutto, era il re delle feste, visse la conversione. Forse senza quell'anno a Perugia non avremmo avuto San Francesco».

Riflettere, guardarsi dentro ma anche attorno e capire che tutti vogliono la felicità: tuttavia, questa passa da una via precisa, che è prendersi a cuore gli altri come insegna Gesù. «Un santo di 800 anni fa - ha osservato ancora monsignor Sorrentino - e uno dei giorni nostri, hanno capito che solo Gesù aiuta a vivere bene. Vi dico, anche voi potete essere santi. Almeno siate persone gioiose, buone. Con la preghiera e l'aiuto di Francesco e di Carlo andate avanti e non scoraggiatevi».  

Come le parole che risuonano nel cuore di Carlo, lette stasera: «Non mi arrendo di certo...Sbaglio anche io e ogni giorno chiedo perdono a Dio per i miei errori, ma so di essere perdonato e non mi fermo nelle mie battaglie: la mia meta è l'infinito».

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Marilena Lualdi

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