La basilica di San Giovanni gremita di persone per la serata di presentazione della mostra “Franz e Franziska - Non c’è amore più grande”, evento organizzato con il contributo della Fondazione Cariplo e il patrocinio del Comune di Busto Arsizio, Olgiate Olona e Regione Lombardia.
Relatore della serata don Emmanuele Silanos, curatore della mostra al meeting di Rimini, che ha saputo raccontare con passione la straordinaria vicenda di Franz e Franziska Jägerstätter, testimoni di una fede vissuta fino al sacrificio estremo.
Tra le autorità presenti, l’assessore alla cultura Manuela Maffioli e l'assessore all'Economia Alessandro Albani. «Abbiamo voluto patrocinare questa mostra per il connubio tra cultura e fede – ha dichiarato Maffioli – un messaggio forte, legato alla testimonianza di amore e libertà di queste figure. Ognuno di noi può essere un modello, anche nella semplicità di tutti i giorni».
Anche don Severino Pagani ha sottolineato il valore dell’evento, organizzato in occasione del Giubileo: «Questa mostra evidenzia il rapporto tra cultura e fede, un legame che va ricostruito».
La storia di Franz e Franziska Jägerstätter
Don Silanos ha ripercorso la storia dei due coniugi austriaci, il cui cammino di fede è stato segnato da scelte radicali. «Franz era un contadino – ha raccontato – ma con una grande cultura, maturata grazie alla biblioteca dei suoi genitori. Da giovane amava divertirsi, bere, le donne, le moto e la velocità. Poi, con la morte del padre e l’incontro con Franziska, la sua vita cambia».
Nel 1938, con l’Anschluss dell’Austria alla Germania nazista, Franz ha un sogno premonitore: un treno che gira intorno a una montagna, diretto all’inferno. Questo lo spinge a interrogarsi sulla sua fede e a prendere una posizione chiara: rifiuta di arruolarsi nell’esercito hitleriano, consapevole delle conseguenze.
Tre fattori, secondo don Silanos, lo distinguono dagli altri: «La predisposizione a usare il cuore per il bene comune, la profonda radicazione nel magistero della Chiesa e la grazia dello spirito santo, che fa del martirio una vocazione e una grazia».
Nonostante le pressioni, Franz rimane fedele alla sua scelta e per questo viene arrestato, condannato a morte e ghigliottinato il 9 agosto 1943.
Il coraggio silenzioso di Franziska
Se Franz è stato riconosciuto martire, la santità di Franziska è rimasta nell’ombra per anni. Lei, rimasta vedova a 30 anni con tre figlie, non ha mai smesso di testimoniare il valore della scelta del marito. Lo Stato austriaco non le ha concesso la pensione di guerra, ma lei ha vissuto senza rancore, dedicandosi ai poveri, come Franz le aveva raccomandato. Morirà nel 2013, all’età di 100 anni, dopo aver custodito il silenzio per 70 anni.
L’evento si è concluso con la proiezione di alcuni video che hanno ripercorso la loro storia, mostrando testimonianze di compaesani e familiari, e ponendo una domanda ancora attuale: “Ha fatto bene?”. Una domanda che continua a interpellare la coscienza di ogni uomo.
Ha fatto bene? Franz Jägerstätter ha sacrificato la sua famiglia per rimanere fedele alla sua fede, rifiutando di servire il regime nazista. «Una scelta estrema che lo ha portato al martirio, lasciando la moglie Franziska sola con tre figlie – s'interroga il sacerdote - Fede o responsabilità? Il suo gesto è stato un atto di obbedienza a Dio o un peso ingiusto sulla sua famiglia? Il martirio è una grazia?».
Don Silanos spiega che il martirio, come la fede, è un dono dello Spirito Santo. Un interrogativo attuale: il sacrificio di Franz è un modello di santità o una scelta che oggi sarebbe difficile comprendere?
La mostra sarà visitabile in due sedi: a Olgiate Olona, all’Albero della Vita, dal 15 al 21 febbraio e a Busto Arsizio alla Chiesa di Sant’Antonio, dal 23 febbraio al 2 marzo .
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