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Economia | 11 febbraio 2025, 07:00

Banche Centrali e tassazione Europea delle criptovalute

Negli ultimi anni, le criptovalute hanno acquisito un ruolo sempre più centrale nel panorama economico globale, spingendo le istituzioni finanziarie e i governi a definire normative specifiche per gestirne l'uso e la tassazione.

Banche Centrali e tassazione Europea delle criptovalute

In Europa, la tassazione delle criptovalute varia significativamente tra i diversi Stati membri, mentre negli Stati Uniti, sotto l'amministrazione Trump, si osserva un approccio distintivo verso la regolamentazione e la tassazione degli asset digitali.

La tassazione delle Criptovalute in Europa

In Europa, non esiste una normativa fiscale unificata per le criptovalute; ogni paese adotta le proprie regole. Alcuni Stati applicano aliquote forfettarie moderate o progressive. Ad esempio, la Francia impone un'aliquota fissa del 30% sulle plusvalenze derivanti dalle criptovalute, mentre in Spagna le tasse variano dal 19% al 28% in base al reddito dell'individuo. In Italia, la legge di bilancio 2025 prevede un'imposta sostitutiva del 26% sulle plusvalenze da cripto-attività, eliminando la precedente soglia di esenzione di 2.000 euro. Dal 2026, questa aliquota aumenterà al 33%.

Al contrario, alcuni paesi europei offrono condizioni fiscali più favorevoli per gli investitori in criptovalute. La Germania, ad esempio, considera le criptovalute come il bitcoin valore come "denaro privato", esentando le plusvalenze se gli asset sono detenuti per più di un anno. Il Portogallo, invece, non tassa le plusvalenze derivanti da criptovalute per i privati, rendendolo una destinazione attraente per gli investitori.

La politica di Trump sulle Criptovalute

Negli Stati Uniti, l'amministrazione Trump ha adottato un approccio proattivo nei confronti delle criptovalute. Una delle iniziative più significative è stata l'istituzione di un gruppo di lavoro dedicato alle criptovalute, guidato da Hester Peirce, con l'obiettivo di rivedere e chiarire le normative esistenti, promuovendo l'innovazione e garantendo la protezione degli investitori.

Tuttavia, nonostante le promesse di azioni concrete, alcune iniziative attese non si sono materializzate. Ad esempio, l'ordine esecutivo sulle criptovalute annunciato da Trump non è stato ancora emanato, aumentando l'incertezza nel settore.  La regolamentazione e la tassazione delle criptovalute rimangono temi complessi e in continua evoluzione sia in Europa che negli Stati Uniti. Mentre alcuni paesi europei cercano di attrarre investitori con politiche fiscali favorevoli, altri adottano misure più restrittive. Negli Stati Uniti, l'amministrazione Trump ha mostrato interesse nel promuovere l'innovazione nel settore delle criptovalute, ma alcune promesse rimangono non realizzate. Per gli investitori, è essenziale rimanere aggiornati sulle normative locali e internazionali per navigare efficacemente nel panorama delle criptovalute.

La tassazione delle criptovalute varia significativamente tra gli Stati Uniti e i paesi europei, riflettendo approcci fiscali diversi nei confronti di questi asset digitali.

Stati Uniti

Negli Stati Uniti, l'Internal Revenue Service (IRS) classifica le criptovalute come proprietà, non come valuta. Di conseguenza, le transazioni in criptovalute sono soggette all'imposta sulle plusvalenze. Se un individuo acquista criptovaluta a $100 e la vende a $150, realizza una plusvalenza di $50, che è soggetta a tassazione. L'aliquota fiscale dipende dal periodo di detenzione dell'asset: se la criptovaluta è detenuta per più di un anno, si applicano le aliquote sulle plusvalenze a lungo termine, generalmente inferiori a quelle a breve termine. Inoltre, le perdite possono essere utilizzate per compensare altri guadagni di investimento.

Recentemente, l'amministrazione Trump ha proposto l'eliminazione delle tasse per le criptovalute che sviluppano progetti negli Stati Uniti, con l'obiettivo di incentivare l'innovazione nel settore. Tuttavia, è importante notare che le normative fiscali possono variare e sono soggette a cambiamenti.

Europa

In Europa, la tassazione delle criptovalute varia notevolmente tra i diversi paesi:

  • Italia: Attualmente, le plusvalenze derivanti da criptovalute sono tassate al 26%. Tuttavia, a partire dal 2026, l'aliquota salirà al 33%. Inoltre, è stata eliminata la no tax area fino a 2.000 euro, ampliando la platea di soggetti sottoposti a tassazione.
  • Germania: Le criptovalute sono considerate "denaro privato" e le plusvalenze sono esentasse se l'asset è detenuto per più di un anno. Se vendute prima, le plusvalenze sono tassabili solo se superano i 600 euro in un anno.
  • Portogallo: Fino a poco tempo fa, il Portogallo non tassava le criptovalute. Tuttavia, recenti proposte mirano a introdurre una tassazione sulle plusvalenze derivanti da criptovalute detenute per meno di un anno, con un'aliquota del 28%.
  • Danimarca: Ha suggerito un sistema di tassazione per inventario, che prevede l'imposizione anche sulle plusvalenze non realizzate delle criptovalute. Questa proposta ha suscitato preoccupazioni nel settore riguardo a possibili fughe di capitali verso paesi con politiche fiscali più favorevoli.

Negli Stati Uniti, la tassazione delle criptovalute è generalmente più favorevole, con aliquote sulle plusvalenze che variano in base al periodo di detenzione e possibilità di compensare le perdite. In Europa, la situazione è più eterogenea: alcuni paesi offrono esenzioni o aliquote ridotte, mentre altri stanno introducendo normative più severe. Gli investitori devono essere consapevoli delle leggi fiscali locali e considerare come queste influenzino le loro attività in criptovalute.

Richy Garino

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