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Politica | 04 febbraio 2025, 19:48

Spreco alimentare, Gadda: servono una campagna massiva di educazione e strumenti per il volontariato

La deputata è intervenuta ai microfoni de Il Pomeriggio di Rai Radio 1, ricordando la legge di cui è prima firmataria. Richiamata la necessità di promuovere corretta lettura delle informazioni riportate sulle etichette, di nuove politiche aziendali e del coinvolgimento del Terzo Settore

Spreco alimentare, Gadda: servono una campagna massiva di educazione e strumenti per il volontariato

«Con la legge Anti-spreco del 2016 si è messo a sistema un modello culturale e operativo, che sta dando i suoi frutti. Se continuiamo a raccontare che siamo solo degli spreconi, senza mostrare le soluzioni che già esistono, non si migliorerà mai. Oggi la cosa più utile da fare è quella di rafforzare gli strumenti a disposizione». Lo ha detto Maria Chiara Gadda, vice-presidente della commissione Agricoltura della Camera e prima firmataria della legge 166/2016 Anti-spreco, ai microfoni de “Il pomeriggio di Rai Radio 1.


«Non esiste in Europa - aggiunge - una rete così strutturata come la nostra, che connette imprese e volontariato nel recupero delle eccedenze alimentari che si generano dal campo alla tavola. Parliamo di migliaia di tonnellate di alimenti sottratti allo spreco, con risultati crescenti in termini di varietà del paniere di beni recuperati e di tipologia di aziende che hanno messo in campo politiche antispreco. Partendo da qui, però, bisogna migliorare su alcuni fronti. Su consumo domestico e prevenzione, servirebbe davvero una campagna massiva di comunicazione sulla corretta lettura delle etichette e delle modalità di conservazione. Confondere ‘data di scadenza’ con il ‘termine minimo di conservazione (TMC) o preferibilmente entro’ è ancora grande causa di spreco, ma anche un problema crescente con cui si sta confrontando il volontariato. Sempre più spesso i beneficiari del recupero rifiutano gli alimenti con il termine minimo di conservazione superato. Va sfatato questo mito per cui siano alimenti pericolosi per la salute. E poi, oggi, la rete del recupero è quasi a saturazione. Aumentando la propensione delle aziende a donare le eccedenze, bisogna accompagnare la crescita del Terzo settore nell’accesso a strumenti fondamentali per il recupero. Se mancano furgoncini, celle frigorifere o contenitori idonei al trasporto, si perdono opportunità di recupero di alimenti freschi o surgelati. Aumentando i bisogni sociali, non è certo di buonsenso mandare cibo al macero» ha concluso.

C.S.

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