Il Carbon Farming può rappresentare un’opportunità per migliorare le condizioni economiche del comparto agricolo, permettendo una riduzione delle emissioni e il sequestro del carbonio attraverso nuove pratiche agronomiche.
Per questo motivo, nel 2021 la Commissione EU ha adottato la Comunicazione sui cicli del carbonio sostenibili e a novembre 2024 il Consiglio ha dato il via libera finale al Regolamento che istituisce il primo quadro di certificazione dell'UE per gli assorbimenti permanenti di carbonio, la carboniocoltura e lo stoccaggio del carbonio nei prodotti.
L’Osservatorio Smart AgriFood del Politecnico di Milano e dell’Università degli Studi di Brescia ha presentato questa mattina in una conferenza stampa alla Camera dei Deputati, alla presenza dell’On. Maria Chiara Gadda, Vicepresidente della XIII Commissione (Agricoltura), una ricerca sullo stato dell’arte dei progetti di carbon farming nel settore agricolo e agroalimentare a livello internazionale, sul mercato volontario dei crediti di carbonio e sui trend dell’innovazione digitale a supporto della “filiera” del carbon farming (in particolare attraverso l’analisi delle startup).
I progetti. Dall’analisi di 435 progetti internazionali di carbon farming nel comparto agroalimentare, emerge che il 39% si concentra in Nord America, il 33% in Asia e il 18% in Europa, mentre il restante 10% in Centro-Sud America, Africa e Oceania. Considerando il numero di crediti erogati, il primato è della Cina (43%), seguita dagli Stati Uniti (40%).
Tra i settori produttivi specifici che hanno erogato il maggior numero di crediti in testa c’è la zootecnia, in particolare il comparto lattiero-caseario e la produzione di carne, a seguire, il settore cerealicolo. Coerentemente, l’analisi delle pratiche maggiormente diffuse nei progetti sui mercati del carbonio vede in cima l’utilizzo di impianti di digestione anaerobica (biogas e biometano) e la gestione integrata del bestiame e delle deiezioni.
Questo perché oggi, fuori dall’UE, viene data la possibilità alle realtà del settore zootecnico che riducono le emissioni o producono combustibili a basse emissioni di carbonio di generare e vendere crediti di carbonio. In Unione Europea, invece, si sta ancora valutando circa l’inclusione delle riduzioni delle emissioni del bestiame. Dall’analisi del volume di crediti generati e venduti nell’ambito dei progetti, emerge la differenza di prezzo rispetto al singolo credito, che può oscillare da una media di 7 dollari per credito a 55 dollari per credito.
“La differenza riscontrata nei prezzi dei crediti di carbonio evidenzia la complessità del mercato – sottolinea Chiara Corbo, Direttrice dell’Osservatorio Smart AgriFood -. I valori sono infatti determinati da una serie di variabili, tra cui la qualità dei progetti, la credibilità dei soggetti promotori e la contrattazione tra domanda e offerta. Questo fa sì che sia complesso, oggi, stimare con precisione il rendimento per l’agricoltore. Ciò non toglie l’importanza delle pratiche per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale e le opportunità economiche che si possono generare per gli agricoltori”.
L’innovazione digitale. Le innovazioni digitali e, in particolare, le soluzioni di Agricoltura 4.0 possono giocare un ruolo rilevante per lo sviluppo del Carbon Farming, supportando i progetti in ogni fase, dalla pianificazione e implementazione delle pratiche, alla misurazione e validazione dei volumi di carbonio sequestrati fino alla compravendita dei crediti di carbonio.
A guidare l’innovazione nel settore contribuiscono le startup digitali, che propongono soluzioni per supportare soprattutto le operazioni di monitoraggio e verifica del carbonio stoccato nei suoli, ma anche lo scambio dei crediti di carbonio. Tra le soluzioni maggiormente proposte, ci sono quelle di analisi di dati e big data (45%), i sistemi di mappatura basati su immagini e dati satellitari (40%) e le soluzioni basate sull’Intelligenza Artificiale e Machine Learning (25%).
Le startup con offerta digitale attive sul tema del carbon farming sono il 5% del totale delle startup globali con offerta digitale nel settore agroalimentare e raccolgono il 5% del totale dei finanziamenti.
L’Europa ospita la maggioranza delle startup operanti nel carbon farming, mentre il Nord America conta più di metà dei finanziamenti mondiali destinati al settore.