Ieri sera, giovedì 30 gennaio, si è tenuto a Varese un confronto tra gli eurodeputati Giorgio Gori del Partito Democratico e Mario Mantovani di Fratelli d’Italia, organizzato da Aime in occasione dei dieci anni dell’associazione.
«Abbiamo la necessità che l’Europa diventi un ente più vicino al territorio e alle imprese. Un ente che l’imprenditore possa sentire come amico». Questo l’auspicio del segretario generale dell’Associazione imprenditori europei Gianni Lucchina, affiancato dal presidente Giuseppe Albertini. Gremita la sala VareseVive, con diversi esponenti delle istituzioni tra il pubblico. La chiusura dello spazio aereo in Belgio ha invece costretto i due ospiti a collegarsi da remoto.
La crisi Beko
I due eurodeputati, intervistati dai giornalisti delle testate del territorio, non hanno condiviso soltanto il ritardo del volo, concordando nella critica verso alcune scelte dell’Europa (come il nutri-score) ma anche nel guardare con favore alla nuova commissione sulla sanità.
Purtroppo, nel giorno del tavolo a Roma sulla crisi Beko, entrambi hanno ammesso che è difficile che l’Europa possa avere una forte voce in capitolo sulla difesa dei posti di lavoro.
«Noi faremo certamente la nostra parte – ha osservato Mantovani –. Ma fino ad ora non ho visto dei grandi interventi per crisi specifiche delle industrie».
«Non credo ci possano essere realistiche aspettative di intervento a salvaguardia diretta dei posti di lavoro», gli ha fatto eco Gori.
Quest’ultimo, però, ha contestato al collega il fatto di inserire in questa riflessione sulla crisi del settore degli elettrodomestici le scelte compiute dall’Europa in materia di transizione ideologica.
Meno burocrazia
Se da Aime è arrivato l’appello per un ente «amico», oggi l’Europa è spesso vista dalle nostre aziende come matrigna, come quella che dice “no” ed esclude prodotti e procedimenti che fanno parte della loro storia. «Quello di matrigna è un titolo che si è guadagnata l’attuale gestione dell’Europa – il pensiero di Mantovani –. Si è allontanata dagli interessi di cittadini e imprenditori, facendo scelte come green deal e nutri-scori, anziché occuparsi di mercato unico e fisco comune. Gli imprenditori non ne possono più: c’è troppa burocrazia». Per l’esponente di FdI, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen deve «trovare una strada alternativa ed essere più propensa ad ascoltare le vere esigenze del mondo produttivo».
Anche per il collega del Pd sistema il di etichettatura dei prodotti alimentari è un «provvedimento sbagliato»: «Non è quella la strada da seguire per la relazione con i territori. C’è stato un eccesso di regolamentazione. Ciò non significa che si debba rinunciare a standard europei-occidentali, dalla sicurezza sui luoghi di lavoro alla riduzione delle emissioni. Ma su questa iper-produzione normativa vedo un cambiamento del clima e paludo a questa scelta. Si va verso un’Europa più amica delle imprese e così dei cittadini». Gli imprenditori attendono fiduciosi.