Politica - 30 gennaio 2025, 22:00

Crisi Beko, Ferrara (M5S): «Esuberi irricevibili, servono risposte concrete non promesse vuote»

«Ministro Urso fa il consulente dell’azienda, lavoratori lasciati nel limbo» denuncia l'onorevole del Movimento 5 Stelle

Il governo continua a dimostrarsi incapace di gestire la crisi della Beko, mentre i lavoratori restano ostaggio dell’incertezza. Oggi, al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, centinaia di lavoratori hanno presidiato la sede in attesa di risposte concrete, ma la trattativa si sta rivelando un’agonia senza fine.

Un piano industriale inaccettabile

La multinazionale turca Arçelik, proprietaria di Beko, ha messo sul tavolo un piano di ristrutturazione che prevede quasi 2.000 esuberi su un totale di 4.000 lavoratori in Italia. Una scelta devastante che colpirebbe in particolare gli stabilimenti di Cassinetta di Biandronno in Lombardia, Fabriano e Comunanza nelle Marche, e Siena in Toscana. Un colpo durissimo per l’industria del bianco italiana, ma soprattutto per intere comunità che vedrebbero svanire posti di lavoro e competenze storiche.

Un ministro che parla per conto dell’azienda?
A rendere la situazione ancora più assurda è l’atteggiamento del Ministro Adolfo Urso, che anziché pretendere garanzie per i lavoratori sembra parlare come un membro del board di Beko. Invece di utilizzare strumenti concreti per impedire il disastro occupazionale, Urso continua a sventolare la minaccia del Golden Power, mentre l’azienda assicura di rispettare le condizioni imposte. Il risultato? Un cortocircuito istituzionale in cui il governo finge di alzare la voce, ma nei fatti lascia fare all’azienda.

Promesse fumose e un governo immobile

Urso promette scenari futuri di "fuoco e fiamme", parlando di ipotetici piani di sviluppo, accordi di innovazione e agevolazioni fiscali con Transizione 5.0. Peccato che proprio Transizione 5.0 sia già considerato dalle aziende italiane un labirinto burocratico inservibile, tanto che finora è stato sistematicamente ignorato.
Nel frattempo, il ministro tenta di scaricare la responsabilità sulla Commissione Europea, parlando di una crisi generalizzata dell’industria del bianco. Una strategia surreale per un governo che ha già trascinato il Paese in 22 mesi consecutivi di calo della produzione industriale, segno evidente di una politica economica fallimentare.

I lavoratori non possono aspettare all’infinito

«Oggi ho passato la giornata con i lavoratori in presidio al MIMIT – denuncia l’On. Antonio Ferrara (M5S) – e posso assicurare che la tensione è alle stelle. Non si può lasciare migliaia di famiglie nel limbo per settimane o mesi. Urso smetta di fare il consulente dell’azienda e inizi a difendere realmente i posti di lavoro. Finora, purtroppo, assistiamo solo a un triste dialogo tra sordi, mentre le vite di migliaia di lavoratori vengono messe in gioco.

Oggi si apre ufficialmente la trattativa per il futuro degli stabilimenti Beko in Italia. Ma nulla garantisce che questa non si interrompa bruscamente in qualunque momento, senza un vero percorso di concertazione con i lavoratori e le istituzioni locali. È fondamentale che il governo smetta di fare proclami e inizi a lavorare concretamente per ottenere garanzie certe e vincolanti per tutti i dipendenti coinvolti. Non ci si può accontentare di promesse vaghe, né pensare che bastino gli annunci di Urso per evitare che questa vertenza si trasformi in un’ecatombe sociale.

L’asta va mantenuta alta per tutto il 2025: qualsiasi segnale di debolezza del governo potrebbe favorire l’azienda e lasciare campo libero ai licenziamenti senza alcun paracadute per i lavoratori. Il rischio concreto è che, con il passare dei mesi, la Beko possa decidere di chiudere il tavolo senza alcun impegno, lasciando migliaia di famiglie italiane senza tutele.

Il governo ha il dovere di agire subito, senza perdere tempo in schermaglie retoriche. I lavoratori non possono aspettare in eterno mentre il ministro Urso gioca alla strategia politica», conclude Ferrara.

Redazione