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Busto Arsizio | 16 gennaio 2025, 14:30

Ragazzi allo sbando: e se fosse Giovanni Blini l’esempio per intervenire?

Massimo Crespi, un passato nella Comunità Giovanile degli esordi, interviene dopo i fatti di piazza Garibaldi e ricorda lo spirito che animò l’associazione di fronte a “sfide impossibili” come quella per andare incontro ai senzatetto, rivelatasi utile e “di lungo corso”. A loro, ai ragazzi di CG, Crespi chiede di intervenire con la loro «…freschezza acuta. Aiutate quei fragili immigrati vostri coetanei come sapete fare»

Ragazzi allo sbando: e se fosse Giovanni Blini l’esempio per intervenire?

Dopo i disordini avvenuti nel centro di Busto Arsizio, con protagonisti in larghissima parte giovani di origine straniera, Massimo Crespi prova a guardare al di là del contingente. Affondando lo sguardo nel passato rintraccia lo spirito con cui Comunità Giovanile affrontò sfide che sembravano proibitive, come quella per avvicinare i senzatetto della stazione, offrire loro un aiuto, creare un legame costruttivo per tutti. Pensando al futuro prova a immaginare un simile impegno applicato, questa volta, all’incontro con i giovani che si sono abbandonati a intemperanze nel centro città. O che potrebbero/avrebbero potuto cedere alla tentazione di comportarsi in modo simile. Una provocazione? Più la constatazione, forse, che le maniere forti, le “terapie d’urto” indirizzate esclusivamente a preservare l’ordine pubblico, sono utili a tamponare ferite. Ma non curano in profondità. Di qui il richiamo alla spinta che fu di Giovanni Blini: rompere gli schemi, fare qualcosa di nuovo, tentare quello che altri non tentano. Di seguito, la lettera che Massimo Crespi ha inviato in redazione.

Chiedo, in relazione ai fatti di violenza di venerdì scorso, occorsi in via Galilei, fronte McDonald’s, a Busto Arsizio; ore 23 e 30 si legge, dove s’è inscenata la sfida definita da “Far West” con la banda di giovanissimi immigrati (certi in evidente stato d’alterazione ed ubriachezza) che fronteggiavano la coppia di giovani poliziotti intervenuti per tentare di riportare la calma, tra grida, sputi, insulti, minacce e paura di finire male per la gente che frequentava la zona centrale della Città. Chiedo che tra questa gioventù da film drammatico, destinata a bruciarsi in fretta, a reagire senza troppo pensare e pertanto costretta a ritrovare equilibri, tuttavia sempre più precari, minacciosi, indicativi del disagio non più contenibile, chiedo s’adoperi la forza: la forza d’una comunità giovanile, comprensiva, avanti, intuitiva.

A Busto opera ancora la Comunità Giovanile che fu di Giovanni Blini. Conosciamo la forza di questo gruppo. Non quella fumettistica, fumosa, d’un sodalizio d’estremisti, ma quella capace di calarsi nei bisogni dei più fragili, impoveriti nello spirito. Sappiamo cosa hanno fatto per esempio contro l’emarginazione dei cittadini senzatetto. Quelli di CG (della “Tavola” per inciso) portarono fisicamente tavoli in Stazione, dove non se ne trovavano, per aggiungere posti nella propria mensa, calore e conforto, ricercandone in cambio compagnia, testimonianze, esempi d’esistenza vera, vissuta nel combattimento. Di più, quelli finirono con l’ospitare presso di loro decine di clochard che non avevano dove dormire e dopo essere evangelicamente usciti nel ricercare l’umanità smarrita, rientravano con quella stessa aumentata, fortificata.

Allora chiedo a Comunità Giovanile ed ai suoi ragazzi (non ad altri più “maturi” i quali paiono non capire e sparano soluzioni inconcludenti, ignoranti) di intervenire con la loro freschezza acuta. Aiutate quei fragili immigrati vostri coetanei, vostri fratelli nella prova tremenda del disagio, dello smarrimento della coscienza della propria età. Aiutateli come sapete fare.

Mi pare di vedervi ridere leggendo delle ricette politiche date e blaterate dalla politica nostrana: dal proibizionismo al fargliela pagare. Magari pensate che bisognerebbe pagare quasi tutti noi, vecchi, per l’inutilità delle proposte fatte sinora, per la tiepidezza del cittadino per bene che fa male, per l’assenza quando occorreva presenza. Sforzandomi di ritornare in voi, desidererei che nessuno pagasse più, che a nessuno venisse tolto più nulla.

Che s’adoperi la forza di Giovanni Blini, precursore ed annunciatore di una verità che salva!

Amate quella fragilità, questo vi chiedo. Salvatela: noi forse non ne saremo più capaci.

P.S. Se qualcuno deve proprio pagare, paghi quei giovani ragazzi immigrati per fare quei (famigerati) lavori che nessuno vuole più fare: riprogettare la socialità, ripescandone il senso. Li incentivi a stare insieme e costruire, ed anche ad essere forti, ma coi forti. Non scambieranno più una pattuglia di Polizia per un nemico da abbattere e coglieranno forte e spietato colui che gli ha tolto davvero (quasi) tutto dalle strade che percorrono; quel nemico potente e bastardo (lui sì), col cuore nero (lui sì), con la faccia sorridente e bianca. 

Redazione

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