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Busto Arsizio | 15 gennaio 2025, 14:40

Nuovo laboratorio nel carcere di Busto: in 12 imparano l’arte della confezione-abbigliamento

Il progetto, nato dalla collaborazione tra direzione, Grassi Spa, Confindustria Varese e Acof Olga Fiorini, sfocerà in almeno un paio di assunzioni. Roberto Grassi, a capo dell’azienda e degli industriali varesini: «Spero nell’effetto domino sui tanti imprenditori attenti al sociale». Ai detenuti: «Partirete con cose semplici. Arriverete dove le vostre abilità vi porteranno»

La formazione è iniziata poco prima di Natale, a cavallo tra gennaio e febbraio inizierà il lavoro vero e proprio alle macchine da cucire: per una dozzina di ristretti nella casa circondariale di Busto Arsizio il 2025 si apre con le prospettive del nuovo laboratorio (gli altri sono dedicati alla falegnameria e alla produzione dolciaria, in particolare di prodotti gluten free) in partenza, tra le mura del carcere, grazie a Grassi Spa Società Benefit, Confindustria Varese, Acof Olga Fiorini. In 12 hanno iniziato le 140 ore di lezione, almeno due di loro saranno assunti dall’azienda di Lonate Pozzolo, tutti otterranno un attestato per la formazione ricevuta, spendibile a fine pena. La convenzione tra Casa circondariale e le realtà che mettono a disposizione strumenti, materiali e competenze si inserisce nel più ampio “Protocollo d’intesa per promuovere e sostenere il reinserimento sociale e lavorativo delle persone detenute, ex detenute e in esecuzione penale esterna” voluto dal prefetto, Salvatore Pasquariello, e firmato da enti, sindacati, associazioni imprenditoriali, tra cui Confindustria Varese.

Oggi la presentazione in via per Cassano, con tanto di visita all’ambiente in cui i partecipanti al laboratorio stanno prendendo confidenza con le norme relative alla sicurezza, l’uso dei macchinari, la gestione dei tessuti. Presto saranno seduti alle postazioni per realizzare shopper bag, pantaloni, upcycling di lenzuola e federe, così da diventare operatori in grado di seguire le varie fasi del taglio e della confezione. Presumibilmente e fine febbraio si procederà con le assunzioni da parte di Grassi Spa (applicazione del Contratto nazionale di settore e possibilità di accedere ai benefici della Legge Smuraglia).

Palpabile la soddisfazione per l’avvio del progetto. «Formazione e lavoro – ha sottolineato la direttrice della casa circondariale, Maria Pitaniello – sono strumento per garantire dignità e riabilitazione, nel solco di quanto previsto dalla Costituzione. Si parla spesso di carcere in collegamento a criticità. È giusto parlare, a testa alta, anche di ciò che di bello viene fatto. Con una consapevolezza: il carcere non è semplicemente nel territorio. Il carcere è territorio, a tutti gli effetti».

Articolato l’intervento di Roberto Grassi, presidente due volte, di Grassi Spa e di Confindustria Varese: «Questo progetto nasce in un momento importante per la nostra azienda, che compie cento anni di attività e che è diventata “Società benefit”, nella consapevolezza che fare impresa significa guardare alle ricadute sociali, oltre che economiche, di ciò che facciamo. Insieme ad Acof abbiamo pensato a un’azione graduale, a una partenza con articoli semplici». Rivolto a una delegazione di ristretti partecipanti al progetto: «Dove arriverete dipenderà da voi, dal livello che saprete raggiungere. Sicuramente ci occuperemo di abbigliamento di prima necessità, magari di kit che potranno venire incontro alle esigenze dei detenuti che arrivano qui con ciò che hanno addosso e nient’altro». Allargando lo sguardo: «Faremo un passo alla volta. Ma perché non pensare che qui possa esserci, in futuro, un’attività di confezionamento anche per altre case circondariali? Intanto speriamo si possa lavorare con tessuti messi a disposizione dalle aziende del territorio, magari stock di fine serie e di alta qualità. Contiamo su un effetto domino che coinvolga i tanti imprenditori attenti al sociale, Yamamay ha recentemente fatto una donazione diretta, la Candiani di Robecchetto, nome importante, ha espresso interesse. E con il progetto ci sarà anche l’associazione “Amici della Grassi”. Non trascuriamo uno sviluppo anche economico: le energie che provengono dal carcere possono aiutarci a mitigare gli effetti del problema demografico. Servono schemi e modelli nuovi per preservare la vocazione manifatturiera del territorio».

Così Sergio Scaltritti, responsabile della Formazione Acof: «Abbiamo alle spalle 70 anni di esperienza, una storia iniziata dalla “nostra” Olga Fiorini e arrivata fino a qui. Per noi è un onore essere impegnati in un progetto, come questo, a tutto tondo, dai tanti risvolti, basti pensare che i partecipanti riceveranno un attestato specifico in tema di sicurezza sul lavoro. La nostra organizzazione pone la persona al centro, quindi per noi è importante poter sviluppare competenze professionali a potenziamento dell’inclusività. Per questo, trovo giusto ringraziare anche gli allievi, che si stanno lanciando in un’esperienza completamente nuova per tutti, per loro in primis». 

Sulle prospettive del percorso si è soffermata la comandante Rossella Panaro: «È partita un’attività concreta, con potenzialità che vanno in là nel tempo. Il lavoro, lo ricordo, fa parte del trattamento, è riconosciuto come tale dalla Costituzione. La Polizia Penitenziaria c’è anche per assistere in questo, partecipando con passione a un lavoro di squadra».

Il prefetto, Salvatore Pasquariello, si è rivolto direttamente ai detenuti, trovando un uditorio attento: «Definirei questo laboratorio una seconda chance. Chi lo rende possibile crede in voi, investe sulle persone, vi dà fiducia, pensa che possiate dare un contributo. Alla società con cui lavorerete e alla società, alla collettività nel suo complesso. C’è un coinvolgimento anche emotivo importante. Avete, giustamente, più diritti che in passato. Restano anche i vostri doveri: Costituzione alla mano, dovete concorrere al progresso spirituale e materiale della società».

Stefano Tosi

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