Massimo Macchi era una persona piena di vita e il suo messaggio rimarrà anche ora che non c'è più. Ha combattuto fino all'ultimo, con tenacia, contro il male che aveva scoperto di avere quasi un paio di anni fa. Purtroppo il lieto fine non c'è stato e, inesorabilmente, è stato il “cattivo” ad avere la meglio: l'ha portato via ai suoi affetti, alla moglie Luisa, ai figli Mattia e Lucrezia e alla mamma Rosanna, all'età di 49 anni. Ma la trama è stata comunque splendida, di quelle che, pur con l'amaro in bocca, ti lasciano qualcosa, soprattutto gli insegnamenti che ha provato a tramandare in questi mesi di battaglia, quelli in cui ti accorgi di dover tirar fuori tutto quello che hai e, al tempo stesso, vuoi goderti ogni singolo attimo della tua esistenza.
Persona dinamica il “Pex”, così come era conosciuto ai tanti che l'avevano incrociato e che avevano avuto a che fare con il suo sorriso e il suo carisma. In tanti vorranno dargli l'ultimo saluto giovedì pomeriggio, alle 15.30, nella chiesa di San Michele a Busto, dove si svolgeranno i funerali. Con la sua agenzia aveva girato il mondo. Lavorava nel mondo dello sport, creava connessioni commerciali tra le aziende e gli atleti. La sua passione per le due ruote, e per il lavoro, l'aveva portato ad avere a che fare soprattutto con motociclisti di livello internazionale, ma tra i suoi sportivi ci sono anche il calciatore della Juve (ed ex tigrotto) Federico Gatti e il pallavolista della Nazionale italiana Ivan Zaytsev. Tra di essi, a ricordarlo pubblicamente è stato Mattia Casadei, il campione mondiale 2023 di Moto E, la massima espressione planetaria del motociclismo a propulsione elettrica, che sul suo profilo instagram ha lasciato un messaggio commosso. Anche il LCR Honda Team ha speso parole di vicinanza alla famiglia sui propri canali social, ricordando Massimo con una bella foto e qualche riga in un post che ha avuto centinaia di interazioni.
In una intervista di un anno fa, quando già la battaglia era iniziata, Massimo aveva spiegato il suo approccio, quello che gli ha permesso di vivere “fino all'ultima goccia” con il piacere di farlo, nonostante tutto. «Ci vuole equilibrio per affrontare la malattia, senza essere troppo positivi o troppo negativi, e bisogna metterci il massimo impegno, come se fosse un secondo lavoro. La paura aumenta se si pensa troppo e se ci si chiude. Andare dritti all'obiettivo è faticoso, ma è necessario darsi da fare. Più ci si apre e più è facile arrivare dove si vuole arrivare».