«Quest’anno il pattinaggio si è preso, almeno nel Varesotto, una brillante rivincita sullo sci: sembrava ormai che esso fosse definitivamente tramontato nei favori della gioventù, tanto che i pattini erano stati, da qualche inverno, relegati in soffitta ad arrugginire tra i ferri vecchi». È l’incipit dell’articolo che Umberto Bagaini, figlio di Giovanni fondatore della “Cronaca prealpina”, pubblicò sul numero di febbraio 1938 di “Varese”, rivista mensile del Calzaturificio di Varese e del suo dopolavoro, di cui era direttore.
«Sono bastate però poche giornate di intenso freddo ma belle», prosegue l’articolista, «perché il pattinaggio ritornasse subito di moda: la neve quest’anno si tiene discretamente lontana, il freddo invece ha trasformato i due laghetti di Ganna e di Ghirla in vasti e perfetti campi di pattinaggio».
Oggi non è più possibile pattinare sul lago di Ghirla, considerato troppo pericoloso per lo strato di ghiaccio sottile e la sua profondità, ma i varesini non hanno mai dimenticato la torbiera di Ganna, e le parole di Bagaini sono quanto mai attuali perché la neve finora non si è fatta vedere ma il ghiaccio c’è e così, a distanza di quasi un secolo, ecco che questo laghetto si popola di pattinatori che improvvisano lì per lì una partitella di hockey, bambini e genitori che si fidano della lastra di ghiaccio-campo di gara per rinnovare un’antica tradizione di sport tutta varesina.
Anche se “Pissabö” e “Pissavacch” delle grotte di Valganna stentano a diventare stalattiti di ghiaccio per le temperature non proprio invernali di questa fine d’anno, c’è gioia sulla pista di Ganna, con il canneto dorato a fare da corona e i sorrisi dei bimbi che lanciano il disco in minuscole porte, come testimoniano le belle immagini del nostro Gianluca Bertoni, con il ghiaccio che specchia l’azzurro del cielo.
Un divertimento semplice e schietto, la voglia di stare all’aria aperta e di andare appena fuori porta a godere delle bellezze del nostro territorio, sempre sottovalutate e invece ancora presenti a ricordarci quanto siamo fortunati a poterci immergere nella natura a due passi da casa. Un tempo dal lago di Ganna si estraeva la torba, combustibile a buon mercato, che veniva trasportata in città con carri trainati da buoi, oggi per fortuna l’area è protetta, luogo di grande interesse per la biodiversità grazie alla ricchezza di flora e fauna.
Un tempo da queste parti passava il tram, attraversando un paesaggio idilliaco, quasi da fiaba, i laghi di Ganna e Ghirla erano presi d’assalto dai turisti e molte erano le case di vacanza e i personaggi di spicco che qui passavano i mesi più belli, dal commediografo Marco Praga al celebre direttore d’orchestra Edoardo Mascheroni, che tenne a battesimo il “Falstaff” verdiano e morì nella sua villa di Ghirla nel 1941.
E mentre vengono in mente le note di “Les patineurs”, il celebre valzer di Emile Waldteufel, ispirato ai pattinatori del Bois de Boulogne, ci accorgiamo, nel leggere la chiusa dell’articolo di Bagaini, di quanto la storia, alla fine, sia uguale a se stessa. «Qualcuno ha guardato però con un senso di nostalgia, ai brulli declivi che invano sino allora avevano atteso una soffice coltre di neve: verrà anch’essa, senza dubbio, a soddisfare la massa degli sciatori delusi da questo inverno rigido ma troppo clemente. Le vallate prealpine vogliono essere di tutti amiche: d’estate delle innumerevoli folle di gitanti e d’inverno prima dei pattinatori e poi degli sciatori; paradiso di villeggiatura nel luglio e nell’agosto, e di sport invernali nel gennaio e nel febbraio».
Quindi, caro Bagaini, noi orfani della neve abbiamo ancora tempo per sperare in una bella imbiancata, che unisca al pattinaggio lo sci di fondo e le folli slittate di una volta. Magari il 2025 si ricorderà di cosa accadde in un lontano 1985, giusto 40 anni fa, quando la neve paralizzò città e paesi restituendoci un magico silenzio. Chissà che non voglia festeggiare l’anniversario…