Caro Babbo Natale, o Santa Lucia, o San Nicola, o Elfo Fragolino… sì perché in queste settimane lontana dalla “mia Busto” mi sono ritrovata a pensare agli scherzi giornalieri dell’Elfo Fragolino che accompagna i bambini dell’alta Valle Brembana fino al 25 dicembre, ho approfondito la storia di San Nicola che tra il 5 e il 6 dicembre dal Friuli arriva a San Pellegrino Terme per portare regali “utili” di padre in figlio, ho vissuto l’attesa per la notte magica di Santa Lucia ricevendo anch’io -con grande sorpresa e infinita gratitudine- alcuni pensierini il 13 dicembre, ho collaborato con altri pazienti ad addobbare l’albero di Natale del reparto…
Solitamente amo trascorrere il mese di dicembre a Busto Arsizio perché la città si trasforma per il Natale: il candido e maestoso presepe in piazza Santa Maria, le luminarie quest’anno anche nel mio quartiere, le musiche di sottofondo per le vie del centro, il profumo di dolci e cioccolata calda che fuoriesce dai bar, aperitivi e merende con quegli amici che si vedono una volta all’anno proprio in occasione delle festività natalizie, il trenino che porta nel centro storico cittadino, il grande albero all’inizio di via Milano, il vociare allegro di chi passeggia guardandosi in giro affascinato, le vetrine addobbate, le luci colorate e la meraviglia dei più piccoli quando vedono Babbo Natale e la sua casetta. Sarò di parte, ma vivere Busto sotto le feste è qualcosa di magico a cui tengo particolarmente e che mi piace condividere con i miei affetti vicini e lontani; è per questo che non ero molto felice al pensiero che quest’anno avrei trascorso alcune settimane del periodo prenatalizio in clinica di riabilitazione nella bergamasca perdendomi parte della bellezza dell’atmosfera bustocca.
Senza neanche accorgermene è successo il contrario ricevendo un regalo inaspettato di cui me ne rendo conto solo adesso che sono tornata a casa: ho riscoperto la bellezza dell’attesa del Natale.
In clinica dal primo del mese è stato un crescendo di emozioni, ognuno contribuiva facendo la sua parte cosicché ogni giorno il reparto si arricchiva di un addobbo che rendeva più caldo, accogliente e familiare il luogo. Ecco l’albero, le palline, i fiocchi, una stella di natale, qualche presepe, adesivi natalizi alle finestre e sulle porte delle salette comuni, un giorno poi aprendo gli occhi al mio risveglio ho trovato attaccato al gancio portaflebo, un simpatico pupazzetto di elfo; erano stati gli infermieri del turno di notte che hanno lasciato sopra tutti i letti un decoro come segno della loro silenziosa ma costante presenza. Ogni giorno io mi sentivo amata un po’ di più e l’addobbo in più in reparto ha simboleggiato un avvicinamento lento risvegliando in me il gusto dell’attesa che ormai da quasi 20 anni non ricordavo che sapore avesse.
Il 9 dicembre ho visto casualmente in un servizio del programma “Pomeriggio Cinque” proprio sul Natale a Busto e sulla sua particolare “scuola per diventare Babbi Natale” (LEGGI QUI). A distanza di 100 km mi è sembrato di essere dietro l’angolo e di assistere curiosa alla diretta: un mix di gioia e orgoglio con un pizzico di nostalgia; ma mi sentivo anche felice per le chiacchiere con tutti gli amici bergamaschi che, complice l’avvicinarsi del 25 dicembre, mi stavano facendo visita proprio in quei giorni coccolandomi (e viziandomi) con abbracci, dolciumi, biscotti e regalini di ogni genere in un’atmosfera ugualmente magica nonostante il luogo inusuale.
Caro Babbo Natale, o Santa Lucia, o San Nicola o Elfo Fragolino… quest’anno non ti chiedo nulla ma ti voglio solo ringraziare perché donandomi questo dicembre “insolito” mi hai fatto riscoprire il sapore dell’attesa e mi hai fatto sentire voluta bene. Oggi posso dire di essere contenta di aver trascorso un “insolito dicembre” perché ho potuto vivere una sorta di natale “anticipato” con la mia grande famiglia bergamasca ed ora vivrò quello altrettanto speciale con la mia vera famiglia bustocca,