La mozione di sfiducia nei confronti di Matteo Sabba, annunciata ieri in Consiglio comunale dall’opposizione (leggi qui), in realtà non c’è. O, quantomeno, non c’è ancora e forse non arriverà mai in assise.
Per poter presentare questo atto, infatti, da regolamento occorrono nove firme, un terzo dei componenti dell’assemblea civica.
Ed Emanuele Fiore, esponente del gruppo misto, ha ritirato la propria firma che ieri aveva inizialmente apposto in calce al testo insieme agli altri otto rappresentati della minoranza.
Così, questa mattina Pd, Progetto in Comune, Popolo Riforme e Libertà e Busto al Centro hanno potuto protocollare soltanto una mozione di “censura” per il caso dell’incompatibilità relativa alla gestione del chiosco del parco Comerio.
La mozione di sfiducia, che comporta il voto segreto (con il conseguente rischio di franchi tiratori), avrebbe avuto un altro peso politico.
Ma, questo è il punto, Fiore non vuole portare avanti un atto politico: «Non voglio la testa di nessuno – spiega –. Ho ritirato la firma dalla mozione di sfiducia perché intendo fare ulteriori approfondimenti. Ho capito il discorso sulla buona fede di cui hanno parlato il sindaco Antonelli e Sabba. Quello che voglio verificare è la documentazione che ogni anno i consiglieri trasmettono agli uffici. Dalla dichiarazione dei redditi immagino che risulterà la partecipazione di Sabba in quella società. E questo avvalorerebbe la sua buona fede».
Se non emergeranno ulteriori elementi di criticità, insomma, per Fiore il caso sarà chiuso. «Capisco i colleghi della minoranza – prosegue l’esponente del misto – ma a me non interessa il caso politico né sfiduciare Sabba, bensì verificare che non vi fosse un’inadempienza da illecito».
In Breve
mercoledì 18 dicembre
martedì 17 dicembre
Che tempo fa
Rubriche
Accadeva un anno fa
Valle Olona