È il giorno di Massimiliano Romeo, nuovo segretario regionale lombardo della Lega. Il capogruppo al Senato è il candidato unico a un congresso che mancava da nove anni, in corso questa mattina, domenica 15 dicembre, all’hotel Sheraton Milan San Siro di Milano. Due giorni fa, dopo quello di Cristian Invernizzi, è infatti arrivato il passo indietro di Luca Toccalini, coordinatore federale della Lega Giovani, considerato più vicino a Matteo Salvini. «Con Romeo abbiamo lavorato trent’anni insieme e l’ho nominato capogruppo in Senato. Non nomino qualcuno di cui non ho stima», ha però precisato il leader leghista ai cronisti.
«Serve un cambio di passo», si legge nel programma del nuovo segretario regionale. Per recuperare la base e parte di quell’identità smarrita, occorre «ripartire dai militanti e dal territorio». Conciliando «l’anima storica del partito e il nuovo corso».
Romeo e Cassani
«L’idea è quella di creare una condivisione sulle scelte che vengono fatte a livello di segreteria lombarda – spiega Romeo accanto a Cassani –. I segretari provinciali e i membri del direttivo regionale che saranno eletti oggi devono essere messi al corrente di tutto. È importante che ci siano scelte inclusive, condivise, perché solo così si rafforza il territorio».
«Conosciamo Romeo da tanti anni perché è da sempre presente sul territorio – afferma Cassani –. Questa è una delle carte che giocano a suo favore. Tanti militanti lo hanno sostenuto proprio perché lui parla con tutti gli iscritti, nuovi e vecchi, ne ascolta le esigenze per poi portare avanti le istanze dei territori. Ben venga l’idea di mettere ancora più al centro i segretari provinciali e i membri del direttivo, perché spesso ci sono decisioni che possono essere condivise e questo aiuta a portare avanti meglio le istanze della Lega».
Al di là degli aspetti organizzativi, c’è una passione da riaccendere. Come? «Ci vuole una forma di partecipazione – dice Romeo –. È nostro dovere far sentire i militanti parte del progetto della Lega». Che «è sicuramente un movimento nazionale ma deve anche essere anche sindacato del territorio, vicino alle istanze dei cittadini, recuperando l’identità e la comunità che hanno sempre caratterizzato la nostra anima. In questo modo si ricrea quel collante che è sempre stato alla base di tutte le nostre battaglie politiche».
Salvini: «Attaccavo i manifesti con Romeo»
A chi obietta che Romeo non è il suo candidato, Salvini replica che «abbiamo lavorato trent’anni insieme. Eravamo responsabili dei giovani insieme, abbiamo attaccato manifesti insieme e l’ho nominato capogruppo in Senato due anni fa. Non nomino qualcuno di cui non ho stima».
C’è però una base del partito almeno in parte delusa. «Il post governo Draghi è stato complicato. Aver preso parte a quel governo, con tutto quello che ne è seguito, qualche problema ce l’ha creato. Ma siamo tornati a correre e Massimiliano, con una squadra che coinvolga tutti i territori, potrà fare un gran lavoro».
E per chi se n’è andato dal partito? «Non è una caserma, se uno se n’è andato, arrivederci e grazie», dice secco Salvini, spiegando di non aver parlato col fondatore Umberto Bossi alla vigilia del congresso. «Lo sentirò», anticipa.