È il giorno 11 di un dicembre quasi primaverile, Andrea e io arriviamo al Sacro Monte verso le 11,30, la visibilità è perfetta, Varese sonnecchia in basso e le montagne vicine sono ancora orfane di neve. Siamo qui per un ultimo pranzo all’Albergo Ristorante Milano, che domenica 15 chiuderà i battenti (leggi QUI), dopo decenni di tavolate in allegria, polentate e risotti, torte dello chef e aperitivi leggendari.
In realtà parte della redazione di “Varese Noi” sarebbe qui per un aperitivo di quelli di Gabriele, cuoco e proprietario del locale con mamma Vittoria Pol e papà Luciano Somaruga, ma l’ora vuole che si opti per il pranzo, tagliata di manzo con purea di zucca, un bicchiere di rosso e torta della casa. Dopo qualche minuto il locale si riempie, si festeggia Luciano, che ha quasi 80 anni, e a farlo sono i suoi commilitoni dell’aeronautica, tutti hanno fatto il militare in quell’arma e ogni anno si ritrovano per un pranzo e un brindisi, questa volta purtroppo di addio.
L’addio di un angolo di vecchio Sacro Monte, dove si ascolta ancora il dialetto bosino, dalla verandina si contempla l’ultimo tratto del Viale delle Cappelle e ci si sente coccolati come una volta, in mezzo al décor un po’ vecchiotto ma caloroso e non anonimo come in molti ristoranti moderni.
Un locale storico, un tempo anche albergo, gestito dai Pol Somaruga dal 1962 e fino al 1986 anche spaccio alimentare, con decine di panini preparati per le colazioni al sacco dei villeggianti. Oggi Vittoria è stanca e il marito Luciano si è ritirato da qualche anno, così Gabriele da solo non se la sente di continuare a cucinare le specialità della casa, le polente con i funghi e la selvaggina, i risotti alla zucca e cacio e pepe, lo gnocco fritto, la cassoeula e i bolliti.
Così domenica si chiude, ma con una speranza: «Siamo in trattativa con tre soggetti, tutti varesini, e posso dire di essere quasi in dirittura d’arrivo per la cessione dell’attività. Chi vorrebbe subentrare manterrebbe la cucina nostrana, darebbe soltanto una piccola svecchiata al locale, che peraltro va benissimo», dice Gabriele Somaruga.
Caffè corretto grappa e addio sofferto a un luogo caro alla nostra giovinezza, quando arrivavamo in cima al Viale delle Cappelle o di ritorno dalle Pizzelle e la fetta di torta con il cappuccino era d’obbligo, assieme a un’altra fetta da portar via. La vecchia insegna del Bar Ristorante Milano, gialla in campo verde, ci saluta, assieme alla cortesia di mamma Vittoria e di Gabriele, a cui va il nostro in bocca al lupo per il futuro e un grande grazie per aver assicurato al bene patrimonio dell’Unesco la luce della cordialità e del buon mangiare.