C'è un clima di attesa e preoccupazione in vista della nuova riunione del tavolo al Ministero delle Imprese in programma oggi dalle 14 a Roma sulla crisi della Beko dopo l'annuncio choc nel precedente incontro di novembre con l'annuncio del licenziamento di 541 lavoratori a Cassinetta e la chiusura di due linee produttive del "freddo".
Dal territorio della provincia di Varese si esprime forte timore per il futuro industriale e si esprimono solidarietà e proposte come quella avanzata sotto forma di mozione in consiglio comunale del capogruppo di minoranza Furio Artoni (Azione Civica per Luino e frazioni).
«Il Governo intervenga per acquisire Beko con le modalità che saranno ritenute più idonee per permettere alla azienda di mantenere la produzione in Italia di tutti i manufatti attualmente in corso, garantendo in tale modo la possibilità di continuare l'attività di impresa come industria nazionale anche con la partecipazione dei lavoratori come previsto dall'articolo 46 della Costituzione» spiega Artoni nell'illustrare la mozione che verrà discussa nel prossimo consiglio comunale.
«Il problema del lavoro e degli annunciati licenziamenti potrà arrivare a coinvolgere seimila lavoratori - prosegue il capogruppo - un effetto domino devastante per la provincia. Altre aziende della nostra zona stanno segnando il passo. Non basta dire no ai licenziamenti, bisogna dare anche delle indicazioni e seguire scelte politiche per il territorio. Serve una politica industriale, ci vorrebbero scelte che vadano a recuperare il ruolo dello Stato all'interno di aziende di grosse dimensioni con una partecipazione diretta sia dei lavoratori, sia di manager competenti che non siano espressioni di scelte partitiche».
«La provincia di Varese era un'eccellenza, ora sta diventando la Cenerentola d'Europa. Luino stessa ha perso molte attività importanti, l'onda lunga della crisi della Beko arriverà anche da noi. L'Italia non deve essere una preda ma un punto di riferimento» conclude Artoni.