Busto Arsizio | 07 dicembre 2024, 06:00

"Teme daghi ul zucàr ai asniti" - come dare lo zucchero ai somari

Giusepèn, se la ride, quando sente l'espressione che lui stesso ha detto, nel commentare "qualcosa" sentita in TV, ma pure aver ascoltato un discorso senza senso, in Posta, quando sua figlia Maria l'ha portato a riscuotere la pensione...

"Teme daghi ul zucàr ai asniti" - come dare lo zucchero ai somari

Giusepèn, se la ride, quando sente l'espressione che lui stesso ha detto, nel commentare "qualcosa" sentita in TV, ma pure aver ascoltato un discorso senza senso, in Posta, quando sua figlia Maria l'ha portato a riscuotere la pensione. Quel "teme daghi ul zucàr ai asniti" appare una "tenerezza" nei confronti di chi non … .inserisce il cervello, prima di profferir parole.

In realtà o è un vezzo comune "fare" l'ignorante, oppure …. l'ignoranza è una "malattia".

Di esempi non ne faccio, ma "pizzico" qua e là, i "sentito dire" dalla gente e i loro discorsi. "ma s'à podi?" (si può?) dire "ca l'e mèi stà chi malamenti che andà là pulidu?" (stare in vita in qualche modo, piuttosto di andare là, bene?) - si capisce che a Busto Arsizio, non si tira in ballo il "morire" e, quel "andare là" ha proprio questo significato.

Quindi, Giusepèn, la "legge" del "piuttosto" non lo garba. Dice chiaro e tondo "bisògna vivi in saluti e cuntentassi non di magogn" (bisogna vivere in salute e non ad accontentarsi delle magagne), Chiaro che le "magagne" sono le indisposizioni, le malattie, ciò che ci è contrario. Quindi, sostenere un ragionamento tale, quello di prediligere il "piuttosto" non è affare che ci interessa,. Chi lo fa è un persuaso, un perdente, un cosa vuoi che sia, un'accettazione senza reagire. E, difendere questo tono è come "dare lo zucchero ai somari" - è noto che gli asini, non sanno cos'è lo zucchero che, si offre lo zucchero, di norma agli "animali intelligenti"; quelli che vanno "premiati", quando compiono una buona azione, quando nell'addestramento, collaborano e imparano le disposizioni che il "maestro" dispone a loro.

Nel gergo di vita, "daghi un zucàr ai asniti", lo si riscontra in certi discorsi strampalati; quando di fronte alla verità, c'è chi contesta e non vuole attenersi ai fatti; quando il "tuttologo" impone il suo "so tutto io" e non si accorge delle corbellerie che invece manifesta. Di fronte a questi fatti, la via d'uscita in merito al dialogo in corso, viene in aiuto quel "l'è teme daghi ul zucàr ai asniti" - vediamola pure sotto l'aspetto romantico …. non si dice asini, somari, ciuchi, ma "asniti" cioè "somarelli" che suona più a vezzeggiativo che non a nome specifico. Del resto, l'intelligenza non si baratta e nemmeno si compra e "u asnèn" (l'asino) fa la sua "porca figura" dimostrandosi inconcludente. Eppoi, l'asino non è ignorante, ma è intelligente e mansueto.

Quando chiedo un giudizio sulla Politica odierna nostra, ma pure su quella … mondiale, Giusepèn è lapidario "i disàn vogn ul cuntrori da cheloltar" (dicono l'uno il contrario di un altro) quindi c'è da stabilire chi la dice giusta e chi fa finta di far passare giusta la proprio menzogna.

In rispetto al "andare là" meglio curarsi e avere rispetto della propria persona, anche se, per parecchia gente, anche il "curarsi" diventa difficoltoso, per le precarie situazioni economiche.

C'è colpa? c'è squilibrio in chi ci governa? Giusepèn tenta un commento che ha più il sapore del gossip, invece del raziocinio "i vegi l'è mèi mazoi candu in giuàn" (i vecchi meglio farli fuori quando sono giovani), ma è chiaro che è solo una …. battuta! "mei finìla lì" (meglio concludere!)

Gianluigi Marcora

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