L’intitolazione di uno spazio pubblico di Busto Arsizio a Sergio Ramelli ha diviso il Consiglio comunale. La maggioranza ha sostenuto la proposta di Fratelli d’Italia (con l’astensione di Alex Gorletta della lista Antonelli), mentre l’opposizione ha chiesto invano di affiancare al nome del militante del Fronte della Gioventù quello di altre vittime degli Anni di piombo (leggi qui).
Fuori dall’aula consiliare c’è chi ha aspramente contestato la decisione, come alcune realtà antifasciste (leggi qui), ma anche chi non si dice né favorevole né contrario. Piuttosto, stupito che il centrodestra cittadino abbia portato in assise il nome di Ramelli e non (o prima di) quello di Giovanni Blini.
Matteo Tosi è stato per un paio d’anni direttore culturale della fondazione giovanile intitolata proprio al fondatore di Comunità Giovanile. Un progetto voluto dalla Provincia di Varese e dal Comune di Busto mai decollato ma accompagnato da infinite polemiche. Anche per quell’intitolazione a un ragazzo considerato “divisivo” poiché aveva la tessera del Fronte in tasca, sebbene il suo motto fosse quello di «saltare gli steccati» delle ideologie.
«La scelta di Ramelli non mi scandalizza», spiega Tosi, già consigliere comunale con Busto Grande, lista fondata da esponenti del mondo della destra e della sinistra cittadine, “in linea” col messaggio di Blini. «Un’iniziativa del genere a Milano, la sua città, l’avrei capita perfettamente – prosegue –. Qui mi aspettavo e auspicavo si proponesse il nome di Giovanni. Anche lui aveva in tasca la tessera del Fronte della Gioventù, ma parlava di andare oltre gli steccati. E per fare questo aveva chiamato a raccolta i giovani, in cui credeva molto. Un’intitolazione di questo tipo avrebbe voluto dire guardare avanti, non indietro».
Insomma, «non sono contrario alla scelta compiuta, ma un’intitolazione a Blini mi avrebbe scaldato il cuore. Soprattutto pensando a papà Vittorio, purtroppo non più in vita. Una persona meravigliosa, premurosa, dolce. Cercava sempre il confronto e chiedeva semplicemente rispetto per suo figlio senza alzare la voce».
Con la mozione approvata dal Consiglio, Fratelli d’Italia ha voluto ricordare una vittima della «violenza ideologica», assassinata da un gruppo di militanti di Avanguardia operaia nel 1975. Diversa la storia di Blini, morto nel ’90 in un tragico incidente automobilistico al ritorno della festa del Fronte della Gioventù di Siracusa.
Eppure, dice Tosi, «in Giovanni Blini io ho visto una vittima». Postuma. «Ho potuto osservare da un punto di vista privilegiato la facilità con cui alcune persone pronunciano giudizi inaccettabili. Arrivando anche a impedire, di fatto, di presentare un libro che ne raccontava la storia. Certe scene, certe parole, ne hanno fatto una vittima. Un via per Blini sarebbe stata un bel modo per rimediare al torto che è stato fatto in quel momento a lui e, ancor di più, a chi gli voleva bene, a partire da suo padre. E, per il centrodestra di Busto, l’occasione di “rimediare” alla poca convinzione con cui allora difese la possibilità di operare della fondazione».