A Busto Arsizio ci sarà una strada, una piazza o un parco intitolato a Sergio Ramelli, esponente del Fronte della Gioventù morto nel 1975 a seguito di un’aggressione subita da un gruppo di militanti di Avanguardia operaia.
È l’impegno che ieri sera si sono assunti sindaco e giunta su indicazione del Consiglio comunale. Più precisamente della maggioranza. Ancora più precisamente, della maggioranza meno Alex Gorletta, esponente della lista civica Antonelli che ha deciso di astenersi sulla mozione di Fratelli d’Italia.
La mediazione cercata già in commissione dalla minoranza (leggi qui) non è riuscita. L’opposizione, con un emendamento presentato da Gigi Farioli e Giuseppina Lanza di Popolo, Riforme e Libertà, da Gianluca Castiglioni di Busto al Centro ed Emanuele Fiore del gruppo misto, chiedeva di identificare uno spazio «per la memoria delle vittime degli Anni di Piombo», ricordando «insieme a Ramelli esponenti del mondo della politica, della giustizia, del lavoro, che in questo contesto furono vittime».
Le posizioni
Ramelli, esponente del gruppo giovanile del Movimento Sociale, «fu aggredito solo per aver scritto un tema scolastico contro le Brigate Rosse – ha detto il capogruppo di FdI Paolo Geminiani –. In molte città gli è stato dedicato uno spazio. Certe violenze appartengono al passato, ma vanno ricordate ai giorni nostri».
Il capogruppo del Pd Maurizio Maggioni, dopo aver ripercorso il difficile periodo degli Anni di Piombo, ha evidenziato che «le idee non si combattono con forza bruta. Ma le istituzioni democratiche costituzionali sono contro ogni ipotesi fascista e brigatista. Non si può ricordare Ramelli senza dire che anche lui, il Fronte della Gioventù, il Movimento sociale erano indicativi di uno scontro contro la democrazia. La memoria va presa per intero. Ed è importante compiere un progetto che porti alla memoria di tutte le vittime delle stragi e del terrorismo di allora, altrimenti l’amministrazione rischia di ricordare Ramelli per metà. È un esempio perché è stato ucciso, ma non del pensiero politico».
«Ringrazio per la lunga storia, però è storia – ha replicato tranchant Massimo Rogora (FdI) –. Siamo nel presente e vogliamo che venga intitolato un luogo a Ramelli».
E se Castiglioni di Bac ha apprezzato le premesse della mozione in cui si parla di «superamento delle barriere ideologiche», mettendo però in dubbio la «laicità» del testo nella sua interezza, un altro esponente meloniano, Francesco Attolini, ha detto che «non mi piace che venga messa un’etichetta a Ramelli. Era un povero ragazzo, buono come il pane. Oggi c’è il bullismo, anni fa succedevano queste cose. Noi difendiamo questa proposta a livello nazionale con i denti fino alla fine».
Dalle fila della lista Antonelli, Gorletta ha preannunciato la propria astensione: «Una scelta persona diversa dalla mia maggioranza». «Definire Sergio Ramelli un fascista è una semplificazione eccessiva. La militanza nel Fronte della Gioventù lo colloca nella destra radicale ma non implica necessariamente un’adesione radicale al fascismo storico. Ramelli fu vittima di un atto di violenza che non può essere giustificato. Come non trovano giustificazione gli attentati di matrice eversiva dell’epoca. Allargherei l'intitolazione alle vittime della violenza politica in generale».
Si accendono i toni
«Se si dice “vogliamo questo, punto” non c’è dibattito, non c’è discussione, non c’è democrazia in tutto questo – ha affermato Paolo Pedotti del Pd –. Se avete già deciso, ci stiamo parlando addosso, ma questo non serve a nessuno. La Costituzione è stata scritta con spirito di condivisione da chi apparteneva a blocchi politici distinti. Non capisco come si possa restringere un discorso molto più ampio all’intitolazione di una rotonda o una strada».
A quel punto la discussione si è accesa. La presidente dell’assise Laura Rogora ha detto a Pedotti che «un dibattito c’è stato. Lei in commissione ha esordito in malo modo, dicendo che Sergio Ramelli aveva idee sbagliate».
Poi è intervenuto il sindaco Emanuele Antonelli: «È incredibile che debba spiegarvi io cos’è la democrazia, visto che voi mi considerato un antidemocratico – ha osservato rivolgendosi in particolare a Pedotti –. Non accetto che dica che non c’è democrazia perché chi ha parlato non la pensa come lei. È proprio il contrario. Parla sempre di Costituzione, ma mi sa che deve andare a studiarsela. Qua c’è sempre stata e sempre ci sarà democrazia».
«Per noi le vittime hanno nome, cognome e volto, per questo non voteremo il vostro emendamento – ha aggiunto Geminiani –. Le vittime sono un simbolo, come lo sono i luoghi. Non è casuale che abbiano fatto le scritte sul muro del Comune, che è un simbolo. Ed è democrazia anche quando non vi piace».
Bocciato dunque l’emendamento, per il rammarico di Farioli: «Pensavo che la storia di Ramelli potesse avere la dignità di non essere brandita come una bandiera, rischiando di farne una lotta di parte».
Il capogruppo di Popolo, Riforme e Libertà ha anche fatto riferimento a presunte voci secondo cui la mozione su Ramelli sarebbe stata inserita nelle trattative per il rimpasto di giunta. Per Farioli «non è vero, ma è verosimile. Ma non voglio crederci». «Imbarazzante quello che hai detto», gli ha replicato Antonelli. Che ha poi ironizzato verso la maggiorana: «Se mi date il nome di un altro, facciamo un altro rimpasto».
Quindi la votazione: mozione approvata con la contrarietà di Pd, Progetto in Comune , Farioli e l’astensione di Gorletta, mentre Castiglioni non ha partecipato al voto.