Cultura - 18 novembre 2024, 10:39

VIDEO. Manipolazione e integrazione nell’Othello della Compagnia Stabile del Sociale

E anche guerra, gelosia e tanti altri temi saranno portati in scena nella pièce di Shakespeare rivisitata dal cast di Federico Grassi e Alberto Oliva. A vestire i panni di Othello, l’attore senegalese Mohamed Ba. Intervista agli attori e al regista

Manipolazione, gelosia, guerra, integrazione. Sono solo alcune parole chiave che la Compagnia stabile del Teatro Sociale vorrà “tradurre” sul palcoscenico il 21 e il 22 novembre per dare forma a “Othello”. Fervono i preparativi al Ridotto per la pièce di Shakespeare che vede impegnati gli attori Federico Grassi, Mohamed Ba, Alessandro Azzimonti, Chiara De Lorenzis, Gabriele Sculco e Tiziana Bagatella, per la regia di Alberto Oliva.

Tante le scuole già prenotate: il liceo classico Crespi, lo scientifico Tosi, l’artistico Candiani, il professionale Verri e anche scuole di Saronno e Legnano. Per gli studenti la rappresentazione andrà in scena le due mattine del 21 e del 22 novembre, per il pubblico comune la serata del 22.

Federico Grassi, Iago

In scena proprio nei giorni in cui si celebra la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza di genere, l’Othello rivisitato dalla Compagnia del Sociale non è solo il dramma della gelosia, ma molto altro. Il primo tema che piace citare a Federico Grassi, in arte Iago, è quello della manipolazione: «Vorrei citare una frase di Harold Bloom, critico letterario che ben definisce il personaggio di Iago: lo chiama “Il piromane morale della realtà”. È sbagliato vedere Iago come il cattivo: semplicemente all’inizio è l’uomo offeso. Da qui, nasce la volontà di rivalsa. Il suo è un progetto dell’uomo “in fieri”, un progetto estetico nel senso etimologico del termine (con etica). Lui distrugge una famiglia, ma lo fa perché conosce gli interlocutori e per questo riesce a manipolarli». Dunque non è scontata la battuta finale, quando Iago ha davanti a sé la tragedia del letto gremito di persone defunte: “Il tragico carico di questo letto, l’opera mia”. Insomma Iago diventa un regista che ha messo in scena il suo grande spettacolo. 

Così accanto alla parola “manipolazione”, l’elenco delle tematiche si allunga: «Gelosia, nel senso di amore patologico – prosegue Grassi – la guerra (anche dei sentimenti) e integrazione, tant’è che a interpretare Othello nel cast c’è l’attore senegalese Mohamed Ba». 

La battuta “la guerra è finita”, risuona di estrema attualità nel 2024. «Tutti vorremmo sentirla come sollievo dopo la pura e la tensione dei conflitti che stanno dilaniando il mondo – precisa – Ma la parola, in questo testo, come nel mondo contemporaneo, spesso di traduce in azioni che ne sono l’esatto contrario. Ed ecco così che la fine della guerra esteriore, quella combattuta con le spade, è prologo allo sviluppo della guerra interiore, la guerra dei sentimenti, della gelosia e dell’onore, dell’amore e della fiducia, del tradimento e dell’odio». 

L’attrice Tiziana Bagatella, Emilia

«Emilia potrebbe essere la prima femminista della storia – ci tiene a precisare Tiziana Bagatella – Dapprima è colei che vive nella sua condizione secolare, nei suoi dialoghi sottolinea spesso la parola “padrone”, dapprima è all’interno del suo ruolo come moglie obbediente e ossequiente nei confronti del marito, poi avrà il coraggio di accusarlo, di smascherare la stupidità e la malvagità dell’uomo». 

Bagatella ha una carriera di tutto rispetto: ha lavorato con nomi di spicco come Dario Fo, Albertazzi, Micol, Squarzina e De Simone. 

Il regista Alberto Oliva

«Un dato significativo è la presenza di Mohamed Ba, un attore che non porta solo il colore della pelle, ma porta in scena la sua cultura africana, con canzoni della tradizione africana. Il senso del moro è un discorso culturale: Desdemona sposa una cultura diversa da quella auspicata dal padre. Molto forte il tema della manipolazione: tutti i personaggi sono manipolatori, Iago è quello che riesce a manipolare meglio, ma tutti risultano invischiati in un meccanismo»

L’attore senegalese Mohamede Ba, Othello

«Sono di origine senegalese, ma non mi sento senegalese, mi sento “un negro africano” – ironizza – Non dobbiamo avere paura delle parole. La mia, la nostra è una storia caratterizzata da una tradizione orale, il mio ruolo, il nostro ruolo è quello di custode della memoria. Noi siamo portavoce di culture plurime in un regno che ha una storia in cui predominavano le donne: l’uomo era solo “braccia”, la donna era “mente e corpo”. Non faccio altro che trasferire quello che sono io in altra lingua. Othello è colui che “sbatte in faccia” la nostra ipocrisia di fondo. Il diverso, l’altro, finché è funzionale all’economia andava bene. Ma quando l’uomo riemerge e tocca il nervo sensibile di quella comunità, manifestando la sua appartenenza alla famiglia dell’umano, diventa il negro. Othello ci sta aiutando a superare quello che da sempre ha diviso la comunità umana e a concentrarsi su cosa siamo: un flusso di sensazioni, sentimenti, un provare emozioni allo stesso modo. Othello toglie il velo, l’ipocrisia di fondo che cela le menti. Lancia la prima sfida al multiculturalismo, ma noi dobbiamo ambire all’interculturalismo». 

(VIDEO)

Laura Vignati