- 15 novembre 2024, 18:30

Sabba chiede una pena esemplare per i responsabili delle scritte comparse nella notte a Palazzo Gilardoni

L'assessore alla sicurezza commenta con sdegno quanto successo nella notte, si è già attivato per individuare i responsabili e confida che la giustizia possa infliggere una severa lezione ai colpevoli. «Ho immediatamente dato mandato di visionare le immagini delle telecamere del comune e della zona», spiega il membro della giunta Antonelli

L'assessore Matteo Sabba

«Sicuramente è una questione che stiamo approfondendo – afferma il neo assessore alla sicurezza Matteo Sabba – per capire dove, gli autori di queste scritte, sono passati e dove si sono fermati. Utilizzeremo non solo le telecamere installate sulla facciata comunale ma anche quelle della zona, per capire da dove arrivano, sperando di poter individuare il viso e riconoscere i responsabili. L'origine del gesto è chiara, perché c'è anche la firma. Vogliamo andare a fondo, è ovviamente inammissibile quel che è successo, non tolleriamo questo genere di cose; si tratta, come successo per le scritte sull'aiuola, di deficienti e delinquenti. Non capisco a cosa possa portare tutto ciò e non è pensabile che qualcuno cambi idea con questo genere di comportamento. Tra l'altro si tratta di un costo per i cittadini perché, seppur non subito, quelle scritte verranno rimosse e e la pulizia sarà a carico della collettività». 

Sono subito partite le indagini che comprendere chi possa aver imbrattato il municipio: «Immediatamente, da questa mattina alle 7.30, ho dato mandato di visionare le immagini delle telecamere a disposizione – prosegue Sabba - L'obiettivo è quello di evitare che succedano ancora certe cose, ma è umanamente impossibile avere un uomo preposto al controllo a ogni metro che possa prevenire gesti come questo. Sicuramente va aumentato il presidio del territorio, anche se non potrà risolvere in toto il problema. Quando verranno trovati i responsabili, spero che possano ricevere una pena esemplare, ma ovviamente mi rimetto alla giustizia». 

Giovanni Ferrario