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Busto Arsizio | 14 novembre 2024, 13:58

Niente Manara, Martinenghi sceglie di andare ad allenarsi a Verona

Nella città scaligera, Tete sarà seguito da Matteo Giunta, “divorziando” in serenità dal suo storico tecnico Marco Pedoja. «La mancanza di una piscina è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso», commenta l'ormai ex allenatore di Nicolò. Critiche all'amministrazione

Pedoja con Nicolò Martinenghi

Pedoja con Nicolò Martinenghi

Non c'è più oro da cercare nelle acque della piscina Manara. Nicolò Martinenghi ha scelto di emigrare a Verona e di farsi allenare da Matteo Giunta, il tecnico classe 1982 marito di Federica Pellegrini. La stessa “Divina” ha commentato la notizia sul proprio profilo instagram, dichiarandosi “troppo fiera” della scelta dell'atleta di Azzate. Le emozioni che abbiamo provato lo scorso 28 luglio, gioendo per la vittoria di “Tete” nei 100 rana delle Olimpiadi di Parigi, oggi si trasformano in un po' di amarezza, quel retrogusto sgradevole che sa di beffa e anche un po' di occasione sprecata per il nostro territorio.

Dopo oltre un decennio, quindi, si dividono le strade di Tete e del suo storico tecnico Marco Pedoja, che in queste settimane tanto si è dato da fare per non perdere la possibilità di allenarsi nella piscina di via Manara intitolata a Marco Sartori. Una scelta probabilmente dolorosa, arrivata anche per la consapevolezza di non poter lavorare insieme qui nella nostra zona. 

«Abbiamo iniziato la stagione a settembre – spiega proprio l'ormai ex allenatore di Martinenghi - confrontandoci sull'opportunità di trovare nuove motivazioni, considerando anche che la piscina Manara non c'era, non c'è e non ci sarà. Volente o nolente, per Tete è stato necessario un cambio che potesse dargli uno stimolo, con compagni con cui allenarsi e un centro a disposizione per svolgere al meglio la sua attività. La mancanza della piscina sicuramente ha influito: avrebbe potuto fare qualche mese lontano da qui e poi tornare. Ma non sapendo se l'impianto potrà essere a disposizione in futuro, era necessario fare una scelta adesso». 

Le ipotesi sul piatto erano tante, ma Martinenghi ha preferito rimanere in Italia, a poco più di un paio d'ore da casa, in un posto che comunque gli consentisse di perseguire i suoi sogni sportivi: «Partiamo dal presupposto che Nicolò ha ancora voglia di vincere e, per questo, ha preso questa decisione – prosegue Pedoja - Giusta o sbagliata che sia, non è compito mio giudicare. Voleva un posto non troppo lontano da qui, anche per essere vicino alla famiglia e poter tornare a casa ogni tanto. Né l'Australia, né gli Stati Uniti erano soluzioni percorribili. Fare base in Europa era una possibilità, ma non conosceva fino in fondo la realtà in cui sarebbe andato a trovarsi. Verona, quindi, è stata la sua scelta, condivisa con me la scorsa settimana, in totale tranquillità e serenità».

Ma, come dicevamo prima, quanto ha influito non poter avere più a disposizione un impianto come quello bustocco? Pedoja non risparmia una tirata d'orecchi al sindaco Emanuele Antonelli: «L'indisponibilità della Manara è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso – specifica l'allenatore - Ho detto più volte al sindaco che si sarebbe potuta sfruttare la medaglia di Nicolò per avere un contributo dalla Federazione e magari creare un centro federale usufruibile anche da sincro e pallanuoto. Sono stato “da sempre” sul fiato sul collo dell'amministrazione comunale. Parlano i risultati: noi li abbiamo portati, facendo la nostra parte. La politica no. Quando sarà disponibile la piscina in costruzione a Varese o quando la Manara sarà riaperta, valuteremo la situazione, sempre se Nicolò avrà voglia di tornare in zona e non di continuare la sua carriera altrove».

Con il trasferimento di Martinenghi, che scenari si aprono per il tecnico varesino? «Il mio futuro è con la Federazione Italiana Nuoto, da cui ho appoggio totale: lavorerò sul territorio. Ovviamente era una cosa che, egoisticamente, premeva anche a me sapere. Se la piscina aprirà, ci andrò e, con il lavoro, cercherò di costruire qualcosa di buono». 

Da Palazzo Gilardoni, invece, nessun commento sulla questione. 

Giovanni Ferrario

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