«Bambini senza regole, aggressivi con i compagni e con le maestre. E quando lo dici ai genitori, questi minimizzano o difendono a spada tratta il proprio figlio. Lavorare così è sempre più difficile».
Lo sfogo arriva da alcune educatrici di una scuola dell’infanzia della zona del Bustese. Parliamo di scuola materna, di asilo. Bambini che hanno fra i tre e i cinque anni, dunque.
Casi di bimbi difficili da gestire e di genitori poco “collaborativi” ci sono sempre stati. Ma, segnala chi quotidianamente dedica il proprio tempo e la propria professionalità all’educazione dei più piccoli, negli ultimi anni la situazione è cambiata in modo evidente. E in peggio.
Ecco che allora le educatrici hanno voluto esternare pubblicamente queste riflessioni. Che sono le stesse, raccontano, di molte colleghe con le quali hanno modo di confrontarsi.
«Nella scuola materna i bambini sono abituati a comandare. Se i maestri li puniscono, arriva un genitore a protestare: “Come si permette di trattare così mio figlio?”». Sono parole di Paolo Crepet, noto psichiatra e sociologo.
Semplificazione? Luogo comune? No, per le educatrici non è nient’altro che la realtà. Ovviamente non si può generalizzare, ma le maestre avvertono un chiaro «problema di mancanza di regole»: «I bambini ti parlano sopra, sono aggressivi con i compagni. E sempre più spesso i genitori banalizzano la situazione, la minimizzano o prendono le parti del figlio». Il problema, probabilmente, sta qui. «Ed è successo anche nel caso di gestacci o di comportamenti aggressivi nei confronti delle insegnanti». In questo modo il ruolo dell’educatore viene svuotato di autorevolezza.
«Non ci sono regole, non c’è consapevolezza del “no”», rimarcano le educatrici. Citando ancora Crepet quando dice che «una volta i genitori erano capitani, adesso sono amichetti. Ma così facendo – aggiungono – non c’è più il riconoscimento del ruolo dell’adulto». Un problema educativo, insomma. «Tante volte ci sentiamo dire “lo fanno anche a casa”. Ma questa non è una giustificazione, non si può delegare in toto alla scuola il ruolo educativo».
Alla situazione attuale si è arrivati progressivamente: «Ma dopo la pandemia è peggiorata – spiegano le educatrici –. Forse, in un contesto così complicato, per riuscire a tenerli in casa tranquilli, è stato concesso ai bambini di fare qualunque cosa».
Le educatrici sono consapevoli che questa denuncia difficilmente potrà portare a qualche risultato. L’auspicio è che qualcuno possa fermarsi a riflettere sulle loro parole. «Anche perché noi siamo il primo filtro. Oggi è la maestra, domani sarà il professore e poi un altro tipo di autorità». Un problema sociale, dunque, che un giorno potrebbe anche uscire dai confini della scuola.
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