«Se n’è andato il signor Walter». In queste belle giornate di sole - che la sera ricorda appartenere all’autunno attraverso la nebbia - come quel novembre che aveva descritto lui in una delle sue poesie.
Era energico e arguto Walter Colombo, scomparso a 90 anni nella Busto Arsizio che amava tanto, a partire dal suo rione, Sant’Edoardo: uno spettacolo di gioia e amore, vederlo passeggiare per le vie del quartiere accanto alla sua Silvana e conversare con lui un piacere.
Aveva dedicato grandi energie, tanti sacrifici e passione al lavoro, ma gli piaceva molto anche viaggiare. In pista con il camper, all’occasione aveva sbalordito tutti con un’incursione ad alte latitudini in sella a un motociclo. Viaggi che condivideva con gli amici anche “in diretta”, nelle sue cartoline che riuscivano a dipingere in poche, irresistibili pennellate un panorama non solo geografico. Come tanti anni fa a Trondheim: «Il Grande Nord è molto interessante. Quando c’è il sole si sta bene, ma… al ghè mai!». E giù con descrizioni del menù altamente consolatorio di quell’assenza. Del resto, una delle cose belle della vita erano le tavolate con gli amici.
Gli piaceva scrivere in italiano, come in dialetto, anche nelle sue poesie. In questi giorni in cui si avvicina l’annuncio delle manifestazioni per i 160 anni di Busto città, ci viene in mente la sua poesia di auguri scritta dieci anni fa. «Centocinquanta… che bella età. Ma com’era allora Busto? Non lo so, ma di sicuro c’era gente che lavora, giorno e notte sul telaio, senza mai guardar le ore, faticando e con vigore, per far sì che ‘a massèa la pudèssi paegià un quaicòssa da mangià…”. Versi in cui si scherzava sulle tensioni dei bustocchi con sinaghini e borsanesi, eppure ogni problema si stemperava «danànzi a un bèl quartèn». E poi quella bellissima “Avarìa mai pensà” che conduce dentro l’età che avanza, con i suoi acciacchi, le riflessioni sul passato, ma termina sempre con l’ottimismo: perché per fortuna la tv ha detto che domani forse ci sarà ancora il sole e affiora la speranza della prossima passeggiata.
Un concetto che riecheggia anche in “Novembre”, quando prima compare la nostalgia nel veder partire le allegre rondini con il loro volo elegante. Ma presto viene spazzata via dalla bellezza di vivere: «Anche il mio tramonto mi par sereno, col calore dei cari. E veder questo mondo, pur maltrattato, sempre pieno, di possibili gioie per chi le trova, la sera è men triste, e mi giova guardare il sole che cala. Sapendo che poi torna… se si resiste».
Il sole, che torna sempre, in un modo o nell’altro. Quell’ottimismo che Walter Colombo ha prima di tutto donato agli altri, con il suo esempio. Tanti si stringono in questi giorni alla moglie Silvana e al figlio Simone, del quale parlava sempre con fierezza, a tutti i suoi cari. L’ultimo saluto a Walter (che in questi giorni riposa nella sala del commiato Caccia Services di via Sempione 8/ter) sarà lunedì 11 alle 10.45 nella chiesa di Sant’Edoardo, preceduto dal rosario alle 10.30. E dovrà essere una giornata di sole, nel cielo o nel cuore.