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Busto Arsizio | 31 ottobre 2024, 08:10

L'OPINIONE. La piscina Manara, un po' meno Sartori: ora più che mai serve la grinta di Marco (nonché trasparenza) per ridarla a Busto

Proprio nell'anno delle Olimpiadi e del fiume di applausi a Martinenghi, ci troviamo immersi nell'incertezza sulla riapertura con danno ai cittadini e alle società sportive. Ma è cominciata molti anni fa la lontananza della politica, che adesso dovrebbe agire ricordando ciò che scrisse sulla targa di Marco: «Nel cuore, città e bisogni sociali»

L'OPINIONE. La piscina Manara, un po' meno Sartori: ora più che mai serve la grinta di Marco (nonché trasparenza) per ridarla a Busto

La piscina: quel luogo che fa emergere i campioni (l’anno delle Olimpiadi ce l’ha ricordato con maggior vigore) e che significa salute, socialità, svago. Che è di tutti. Busto Arsizio aspetta di sapere quanto non potrà accedervi e lo sguardo si posa desolato o adirato sulla cancellata.

Ma su quella cancellata c’è anche altro: c’è il ritratto di Marco Sartori, scomparso nel 2011, anima sportiva, lungimirante politico, (presidente nazionale dell’Inail, ancora oggi ricordato con stima, aggiungiamo) che per quella piscina si era battuto. Per la sua rinascita nel modo giusto, per poterla far vivere come meritava, poiché è una struttura che altrove ci invidiano da decenni.

Siccome si possono fare tutte le cerimonie del mondo, ma le abitudini sono difficili da superare, sono trascorsi otto anni e troppo spesso nei comunicati o nei manifesti, per non parlare delle conversazioni, la piscina viene frettolosamente solo chiamata Manara. Meno, Manara Sartori.

Da qualche tempo, il rammarico di fronte a quanto accade, in noi è sfumato. Anzi, quasi ringraziamo chi dimentica di chiamarla con l’intera denominazione. Perché ci appare doloroso, il suo stato, con l’inaccessibilità che comporta. Ci sembra che quella battaglia che Marco Sartori affrontò per riavere una piscina all’altezza, sia oggi come svuotata.

Contribuisce a tutto ciò la contraddittorietà-scarsità di comunicazioni da giugno; a questo proposito la commissione in Comune che dovrebbe gettare un po’ di luce (chiesta dall’opposizione unita), è stata convocata il 12 novembre.

Per allora, le società sportive dovranno aver adottato diverse ultime irrevocabili decisioni. Nell’anno delle Olimpiadi, nell’anno in cui abbiamo osannato Martinenghi che qui veniva ad allenarsi o abbiamo mandato a Parigi la nostra stella del nuoto sincronizzato, questo fa ancora più male. La Busto Pallanuoto Asd punterà in gran parte su Legnano, la Busto Nuoto dovrà far viaggiare avanti e indietro  le sue sincronette, reduci da successi incredibili negli scorsi anni. Disagi e costi, affrontati stringendo i denti e grazie agli sponsor, costi che l’amministrazione dovrebbe alleviare. Le Cuffie Colorate silenziosamente hanno già trovato un'alternativa parziale e hanno potuto ringraziare l'Ite Tosi per offrire uno spazio che potesse almeno consentire di fare ginnastica ai ragazzi.

Per quanto? Con precisione e ufficialità non è stato ancora comunicato.

Ma c’è un’altra sensazione di incertezza in cui ci si smarrisce, guardando indietro. A ben oltre l’amministrazione Antonelli.

Quando si è cominciato a non trattare nei fatti la piscina come quel patrimonio per tutti (vedi sopra) che è? Quando si è demandato alle società troppo, se non tutto? Quelle che magari ci hanno esaltato con partite fino alla Champions, ma poi – complici Covid e caro energia – sono affondate, come Sport Management. Poi la Forus e i problemi che continuavano ad affiorare, accanto alle proteste. Infine Aquamore, che lo scorso giugno faceva ripartire la piscina scoperta, ma la prospettiva di una vasca interna aperta per l’autunno si è ben presto infranta mentre si sono annunciati nuovi, ingenti lavori da parte dell'amministrazione.

Certo quando ci si interessava in prima persona alla piscina, tramite Agesp, c’erano perdite pesanti da affrontare. Un po’ come i bus. Tuttavia, regnava pure la consapevolezza di come l’impianto natatorio non fosse solo motivo di orgoglio, bensì di reputazione prima di tutto davanti ai cittadini, una vera e propria esigenza sociale. Altri tempi, dalla burocrazia ai costi e alle risorse, d’accordo, ma questi non potevano essere prese come alibi. Pensiamo al caso di Gorla Minore: piscina più piccola e con differenti problematiche, ma che non è stata meno in pericolo. È stata salvata e ridata alla gente grazie a un lavoro efficace tra amministrazioni (Gorla Minore e Gorla Maggiore), comunicato con costanza (LEGGI QUI).

Quando Marco Sartori si batté per la piscina, non era tutto in discesa. Non tutti erano contenti. Ma andò avanti con la determinazione che sapeva tirar fuori, con chi era accanto a lui nella Lega. È tempo di ritrovarla, quella grinta; è tempo di ritrovare quel cuore. Di capire fino in fondo cosa significa il ruolo di questo impianto per la città, per ogni cittadino a partire dal più fragile,  e di mostrarlo con i fatti. Del resto, è stata la politica a scriverlo otto anni fa, su quel cartello intitolato "Pietre Vive" con la foto di Marco: «Nel cuore, città e bisogni sociali».

Marilena Lualdi

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