Storie - 27 ottobre 2024, 10:00

VIDEO. La leggenda di San Cirillo, la realtà di Sacconago. Che lo celebra da oltre 300 anni e Ginetto Grillo spiega perché

«Qui pensiamo che San Cirillo è qui con noi mentre San Pietro e San Paolo sono là in cielo: certo ci proteggono, ma con San Cirillo è diverso». Ecco come andò con il Papa (che ovviamente parlava anche dialetto)

È dal 1678 che i sinaghini venerano San Cirillo nel mese di ottobre e domenica prossima sarà appunto la trecentoquarantaseiesima volta a Busto Arsizio. Una festa «molto più sentita di quella patronale – fa sapere lo storico Ginetto Grilli – perché, a Sacconago, pensiamo che San Cirillo è qui con noi mentre San Pietro e San Paolo sono là in cielo, certo ci proteggono, ma con San Cirillo è diverso».

Il corpo del santo è raccolto in un'urna a Sacconago da oltre trecento anni «portato qui dall'allora parroco Francesco Crespi, un bustocco che, molto probabilmente, aveva dei mezzi propri per pagare il trasporto. Attorno al suo arrivo si racconta anche una leggenda, ma, stando ai fatti, pare che il parroco avesse fatto richiesta in Curia di avere una reliquia di un santo da venerare. È più che una reliquia vi era a disposizione un intero corpo, quello di Cirillo».

Un martire dell'epoca romana al tempo delle persecuzioni dei cristiani e «lo stesso Cirillo faceva parte dell'apparato imperiale. Non era propriamente un soldato, ma uno che partecipava alle esecuzioni capitali. Si racconta che durante una di queste, non ricordo il nome della martire o del martire, lui non sopportò più quello scempio e la sua coscienza lo spinse a dichiararsi cristiano e lui stesso fu martirizzato».

Venne portato a Sacconago su un carro trainato da due buoi e, nella domenica di ottobre dedicata alla sua venerazione, il corpo di San Cirillo «fino a qualche anno fa veniva ancora portato in processione su un carro trainato dai buoi e tutto il paese partecipava. Guai mancare a "funzion da San Zaril". Alla prima processione, si racconta, assistettero anche dei parrocchiani forestieri ed intendo quelli di San Michele, invidiosi perché Sacconago aveva un santo intero. Nel silenzio della piazza della Chiesa Vecchia prima che partisse la processione, qualcuno gridò che il santo avesse due piedi sinistri. E lì scoppiò il finimondo».

Un culto del santo che è entrato nelle coscienze dei sinaghini quasi da farlo sentire uno di loro tanto che «sono stati parecchi coloro ai quali veniva dato il nome Cirillo. Mi pare che negli anni Sessanta, il fondatore della Famiglia Sinaghina Giovanni Sacconago avesse messo assieme una sorta di associazione di tutti coloro che si chiamavano Cirillo; aveva addirittura pensato ad una veste che veniva indossata dai Cirillo durante la processione».

In tempi più vicini San Cirillo lo si festeggia anche con un dolce, detto appunto "Il dolce di San Cirillo" anche se Ginetto precisa che «molto prima c'erano già i biscotti di San Cirillo, molto friabili chiamati dalla gente "i ossi dul San Zaril"».

Ma la venerazione di San Cirillo non si è fermata a Sacconago, «in lui cercavano protezione i soldati che andavano al fronte a combattere nella Grande Guerra ed anche nella Seconda Guerra mondiale. Si mettevano in tasca una sua immaginetta sperando di tornare nuovamente a casa come mi auguro lo facciano i giovani che combattono sui diversi fronti di guerra di questo mondo».

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Giovanni Toia