Un secolo fa come oggi, corpo musicale Pro Busto e bambini delle Tommaseo hanno celebrato la Stazione di Busto Arsizio. Con tanti cittadini: affollavano gli spazi del nuovo scalo nel 1924, si sono raccolti nel vicino e quasi coetaneo plesso scolastico, onde evitare gli scherzi del meteo, nella mattinata odierna. È culminata con un momento di festa (senza, però, rappresentanti di Fs) la tre giorni dedicata all’edificio che, con i suoi binari, ha meglio connesso Busto al territorio, allacciato la città a una rete cresciuta nel tempo, aperto vie e prospettive a persone e merci.
Nella cerimonia presentata dalla giornalista Chiara Milani, il sindaco, Emanuele Antonelli, ha parlato di «simbolo di progresso e connessione della città», ricordando i lavoratori di ieri e di oggi, i cittadini e i loro viaggi quotidiani, le sfide legate alla sostenibilità, anche la funzione di rifugio svolta da spazi sempre aperti, popolati da un’umanità varia. “Anima di Busto”: questa l’espressione utilizzata dal primo cittadino per descrivere la vita in transito nello scalo, prima di ringraziare i bambini delle scuole e il Comitato che al primo secolo della stazione ha dedicato una ricca pubblicazione (vedi QUI).
«A questo libro – ha ricordato l’assessore alla Cultura, Manuela Maffioli – hanno lavorato tante teste, tante mani, tanti cuori. Cuori che hanno battuto all’unisono, per due anni, così da celebrare un compleanno. E i compleanni sono momenti di memoria e di coscienza».
La professoressa Antonella Rabolini, proprio in rappresentanza del gruppo che ha consultato, scoperto aneddoti, raccontato (alle iniziative, oltre all’Amministrazione comunale, hanno contribuito Famiglia Bustocca, Afi – Archivio fotografico italiano, Nomos Editore, Istituto comprensivo Nicolò Tommaseo, gli sponsor A & A Studio legale, Erica Industria tessile, Basiglio consulting) ha rievocato un periodo di grandi e cruciali cantieri, mentre Sergio Colombo, presidente dell’Associazione Enrico Dell’Acqua, ha evidenziato il legame con il monumento di piazza Volontari della Libertà, dunque con realtà imprenditoriali che da Busto guardavano al mondo.
A poca distanza dalle celebrazioni (e dalla mostra fotografica sull’inaugurazione, con l’ormai celeberrima visita di Benito Mussolini) la stazione imbandierata ospitava il solito viavai: convogli e persone, attese e passi frettolosi, l’acquisto di un giornale fra caffè e aperitivi. I cento anni a venire sono già iniziati.