Cronaca - 25 ottobre 2024, 17:11

Rivolta in carcere a Busto, la protesta del sindacato: «Ancora disordini stamattina. La polizia penitenziaria così non può lavorare»

Le affermazioni del Sappe: «Un poliziotto si è salvato grazie all'intervento di altri colleghi. Ci appelliamo anche al premier Meloni per urgenti tutele concrete»

foto d'archivio

 La rivolta esplosa e poi domata ieri nel carcere di Busto (LEGGI QUI) ha lasciato strascichi e riflessioni. Così scrive il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.

Non c'è più pace per l'istituto bustocco. L’ennesima reiterata denuncia arriva da Alfonso Greco, segretario per la Lombardia del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, che racconta quanto avvenuto nelle ultime ore: “Dopo la sommossa di ieri pomeriggio, in cui sei detenuti hanno messo fuoco una delle Sezioni lanciando bombolette del gas da campeggio, questa mattina ulteriori disordini hanno interessato il carcere. Appare quasi un disegno preordinato, mentre un detenuto in sezione 32 (“detenuti violenti”) appiccava il fuoco in cella perché voleva essere trasferito in sezione ordinaria, costringendo la polizia penitenziaria ad evacuare la sezione per evitare che gli altri detenuti potessero intossicarsi con i fumi che avvolgevano il reparto; in isolamento un altro detenuto al rientro dal cortile passeggio cercava di aggredire un collega. Il poliziotto si è salvato grazie all'intervento di altri colleghi che hanno bloccato il soggetto”. Il SAPPE denuncia che “da un anno a questa parte, l'istituto di pena bustocco sta vivendo un'escalation di eventi critici e di attacchi alla polizia penitenziaria. Vani si sono rilevati i tentativi di mantenere l'ordine interno con l'aumento delle attività quale forma di mezzo per la  de-escalation delle tensioni. i detenuti, invece ne approfittano per muoversi liberamente in istituto e creare con maggiore semplicità e coinvolgimento tensione e attacchi all'istituzione”.

Per Donato Capece, segretario generale del SAPPE, “questo è l’inaccettabile scenario quotidiano in cui opera il Corpo di Polizia Penitenzia. Così non si può andare più avanti: è uno stillicidio continuo e quotidiano. Le carceri sono in mano ai delinquenti”. Nelle carceri della Nazione, e della Lombardia in particolare, alcune delle quali le ho visitate nei giorni scorsi, serve forte ed evidente la presenza dello Stato, che non può tollerare questa diffusa impunità, e servono provvedimenti urgenti ed efficaci!”, prosegue il leader del SAPPE. Che torna a fare appello ai vertici lombardi e nazionali dell’Amministrazione penitenziaria per un incontro urgente: “per ristabilire ordine e sicurezza, attuando davvero quella tolleranza zero verso quei detenuti violenti che, anche in carcere, sono convinti di poter continuare a delinquere nella impunità assoluta, ma anche per programmare urgenti riforme strutturali non più rinviabili come l’espulsione dei detenuti stranieri, la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, la previsione che i tossicodipendenti scontino la pena in comunità e, soprattutto, il potenziamo dell’organico del Corpo di Polizia Penitenziaria alla luce dei prossimi annunciati pensionamenti”. E il leader del SAPPE si appella direttamente al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni: “Io chiedo al presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni ed al Guardasigilli Carlo Nordio di assumere con urgenza tutele concrete per gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria di fronte ai problemi sempre più complessi del sistema penitenziario della Nazione; servono tutele, garanzie funzionali e nuovi strumenti che migliorino il nostro servizio, come le bodycam ed il taser per potersi difendere dai detenuti violenti nonchè nuove tutele legali”

Redazione