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Busto Arsizio | 16 ottobre 2024, 11:05

VIDEO. Ci mancherai Sinaghino, da tutti chiamato ul Tazinen: «Un bar democratico e un pezzo di storia di Sacconago. Vi racconto perché»

La serranda chiusa anche dopo agosto ha destato malinconia. Il cantore di Busto Ginetto Grilli ci riporta dentro il locale, tra tempi lontani, giochi di carte e altre curiosità

VIDEO. Ci mancherai Sinaghino, da tutti chiamato ul Tazinen: «Un bar democratico e un pezzo di storia di Sacconago. Vi racconto perché»

Ha chiuso lo scorso agosto l'ultimo bar storico di Sacconago. Ufficialmente, dall'insegna, si chiama Bar Sinaghino, ma per tutti i sinaghini è “ul Tazinen” situato invia Magenta. “Era un'unità di misura, una piccola tazza, - fa sapere lo storico Ginetto Grilli – e si beveva prendendola con le due mani e quella definizione si è tramandata per generazioni”.

Un Ginetto che, nel video allegato, parla della storia del bar anche con episodi divertenti personali, si lascia andare a storie esilaranti, ma fa anche trasparire il suo dispiacere per il malinconico finale della storia del Tazinen.

Se ne va un pezzo di storia di un rione, meglio di un paese, come orgogliosamente chiamano Sacconago i suoi residenti veraci e “mette un po' di tristezza sapere della sua chiusura, anche se è sempre opportuno ricordare – commenta Ginetto – perché la memoria non deve mai andare perduta”.

“Al Tazinen c'era la sede della leva del 1925 – fa sapere - e da buon coscritto ci andavo volentieri anche perché c'era una bella ragazza che serviva al bancone che di nome faceva Ginetta. Ci volevamo bene così tanto che lei ha sposato un altro ed io un'altra”.

Un bar che ha fatto spazio anche alla sede del Pro Patria Club di Sacconago. “Parecchi gli avventori che erano tifosi della Pro Patria in particolare il mio coscritto Renato che noi chiamavamo “ul zufettu”. E, se non ricordo male faceva anche il tifo per la Juventus”.

Ginetto rivela un particolare curioso del Tazinen definendolo “un bar democratico”.

“Lì vicino vi era il bar Pozzi frequentato dall'elite, oggi si direbbe  un bar “in”, di gente che se la tirava, mentre al Tazinen c'era gente di ogni estrazione sociale, definiamola in questo modo. Si racconta – continua Ginetto – che al 2 giugno del '46, il giorno del referendum per la monarchia o la repubblica, quelli del bar Pozzi avessero votato per il re, loro erano di livello, mentre quelli del Tazinen, poveracci, si fossero espressi per la repubblica”.

Un bar, o un'osteria, ma pure “alloggio e stallazzo e vi si fermavano quelli coi carri in particolare quando c'era la fiera di Magenta. Il Tazinen si trovava sulla direttrice che portava appunto a Magenta e chi esponeva o andava a comprare il bestiame, venendo da lontano, sapeva che poteva rifocillarsi e riposare al Tazinen”.

Il bar ha scritto un pezzo di storia di Sacconago ed almeno una volta in vita il sacconaghese è entrato a bere magari solo un caffè o un aperitivo. Il Tazinen era uno dei simboli di Sacconago e tale rimarrà, perché la vita di un paese, di una comunità è percorsa anche dai suoi luoghi di aggregazione.

Ecco perché ha sorpreso quella serranda chiusa che pareva abbassata per il consueto periodo ferie, ma trascorso agosto, non si è più rialzata suscitando, dapprima curiosità, e poi una vena di malinconia. I suoi avventori facevano parte anche della storia della via Magenta con le loro infinite discussioni all'aperto su come avevano giocato la partita a briscola o a scopa. Erano lì, immancabili, li vedevi in lontananza, ma prima già ne sentivi nitide le loro voci.  Discussioni ripetute giorno dopo giorno con lo stesso canovaccio. Ma lì c'era vita.

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Giovanni Toia

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