L'amore di Antonio Sechi per la bici è sbocciato da bambino, seguendo la Coppa Bernocchi (LEGGI QUI). Ieri il presidente del Gsc Borsano ha svolto il servizio di volontariato alla manifestazione e oggi, martedì 8 ottobre, pregustava la Tre Valli Varesine (LEGGI QUI). Non la pioggia di critiche dagli automobilisti, oltre a quella che fisicamente si è abbattuta e ha fermato la corsa degli uomini. Ma lui, che è anche impegnato con la Fondazione Scarponi per la sicurezza, ci consegna alcune riflessioni, che possono essere abbracciate da una parola: rispetto. Quello per ogni persona, per ogni categoria (in questo caso, automobilisti e ciclisti, senza scordare i pedoni), perché questo essere sempre contro, questo vedere sempre l'altro come un fastidio, persino un nemico, non ha senso.
Ecco il racconto di Antonio.
La Coppa Bernocchi è andata bene, con qualche goccia di pioggia. Da alcuni anni faccio l'inizio gara, la macchina apripista in questo circuito del Legnanese e Valle Olona. Ho fatto queste riflessione che mi ha fatto pensare la Coppa Bernocchi che cos'è. Ricordo quand'ero piccolino, è nata questa mia passione perché mio zio mi portava a vedere questa gara. Andavamo in Valle Olona, ai tempi salivano a scendevano a Cairate. Era bello vederli... c'erano nomi come Gimondi, Moser, Saronni, Panizza. Quanti nomi escono poi dalla nostra zona.
Si sta perdendo la cultura del ciclismo, dà fastidio. Forse perché è nata questa guerra, inzigata da qualcuno.
La gente si è divisa in due, senza ragionare al contro: con il ciclista o contro il ciclista. Tante volte il ciclista è anche autista e riesce a capire determinate cose, mentre l'autista tante volte è solo autista e ha una presa di posizione per sentito dire, perché da qualche parte si deve stare. Bisogna riflettere un po' di più e imparare a rispettarci, l'un l'altro.
La strada occupata durante una manifestazione ciclistica... è la palestra del ciclista, non può fare altrimenti. La gara dà fastidio, anche a questa edizione della Coppa Bernocchi ho visto gente infastidita. Ho visto gente litigare con le forze dell'ordine anni fa.
Dobbiamo ripartire da capo. Ho sessant'anni, provo a pensare ai miei coscritti che oggi sono genitori e forse anche nonni. Noi quando eravamo giovani, andavamo a scuola, andavamo all'oratorio, alla feste in bici. Dicono tutti: erano tempi diversi. Ma perché lasciarli alle spalle e non provare a ricrearli?
La Fondazione Scarponi, a cui sono legato, lotta per una città più vivibile. Quanto sarebbe bello prendere la macchina, lasciarla fuori dalla città e poi usare la bici.
Ripartiamo dai piccoli. Passano da Cerro Maggiore, tutti gli anni ci aspettano dei bambini con le bandierine e attendono il mio saluto all'altoparlante, pieni di gioia. Potrebbe esseri tra loro un campioncino o comunque uno che potrebbe avere la passione per la bicicletta, ma noi così tarpiamo loro le ali perché abbiamo paura dei pericoli in strada.
Ci chiudiamo dentro una scatola di metallo, che ci deve portare dappertutto.
Normalmente, io sono un ciclista amatoriale, se dovessi andare a Legnano in bicicletta, non ci metto poi tantissimo. Questa mattina da Fagnano a Legnano, ci ho impiegato quasi un'ora, passando per tutti i paesi bloccati da questa fila di auto, tutti infastiditi. Nelle rotonde tutti vogliono entrare in mezzo, non guardano mai a destra per far passare.
Il mio motto che ho sempre dato nella mia società: rispettare per essere rispettati. Prendiamo la strada rispettando il codice stradale noi e obblighiamo a rispettarci. Ma senza guerra. Partiamo appunto dai piccoli: insegniamo l'educazione stradale. Sono molto più educati di noi, mettono la cintura, non bevono... noi lo facciamo a fatica e il nostro pensiero è: se ci fermano, ci danno la multa, non perché perdo la concentrazione e posso fare del male agli altri e a me stesso.
La prossima settimana sarò a scuola, invitato per far vedere cos'è lo sport, il ciclismo che può essere amatoriale o lavoro. Mandiamo a casa i bimbi da papà e mamma a dire: vorrei andare in bicicletta. Da Busto alla Valle Olona è un attimo... tutta pista ciclabile. Impariamo di nuovo a usare la bici, magari comprata durante il Covid e ora appesa, con le gomme sgonfie. È mia intenzione poter creare una giornata che a Busto possa far pedalare tutti, bimbi, genitori, nonni. Ritroviamo la bellezza di quella pedalata.