A tutta birra, in via Petrarca 2, Busto Arsizio. Muro inconfondibile, più biondo di una lager (foto sotto). Dietro il cancello, oltre il logo “Fermenterie artigianali – Birrificio due nazioni”, c’è movimento. Perché nella tana che fu già di un'altra azienda del settore, poi trasferita in via Magenta, si è ricominciato a produrre.
Tra impianti, magazzini e celle refrigerate c'è anche uno spazio, confortevole, arredato con pochi tavoli, un paio di poltrone, un bancone e, naturalmente, frigo e spine. Lì, sotto citazioni del premio Pulitzer Dave Barry e del "maledetto" Charles Bukowski, è possibile accomodarsi per un assaggio, così da scegliere a ragion veduta la birra da portarsi a casa o con cui rifornire la propria attività (online si reperiscono facilmente contatti, giorni e orari di apertura). Lo hanno voluto, il salotto buono, i giovani di belle speranze che hanno rimesso in moto tutto: Antonio Castiglioni, 90 anni, proprietario, e Angelo Luoni, ultraottantenne, amministratore. Entrambi comprensibilmente alla ricerca di nuove sfide.
«Sa com’è – spiegano, affiancati da Michele Ronchi, formazione in scienze alimentari, aromatiere e birraio – a rimanere fermi si rischia di invecchiare». Il nuovo corso nasce dall’esperienza, interrotta, del “Birrificio due nazioni”. «Aveva in qualche modo dato continuità rispetto alle produzioni precedenti – spiegano Castiglioni e Lualdi - ma sono subentrate difficoltà che hanno portato allo stop. Noi abbiamo rimesso in moto».
In pratica, si è sfruttata una sorta di “vocazione produttiva”, di genius loci, anche sfruttando il fatto che lo stabile è intestato a “Industrie generali”, di cui Castiglioni è cofondatore. «Abbiamo mantenuto la denominazione già registrata e conosciuta. “Fermenterie artigianali” rende ancora più chiaro il tipo di prodotto che proponiamo».
Anche le birre che escono dalla base di via Petrarca sono un mix tra passato e presente: Helles, chiara e rinfrescante, Weiss, opalescente, con malto di frumento, Dubbel, ambrata e decisa, nei sapori come nella gradazione alcolica, e Ipa, dagli aromi fruttati e dal caratteristico finale amaro. «Ma facciamo anche prodotti su misura, ovviamente per quantitativi ragionevoli: se si chiede qualcosa di particolare, i nostri tecnici mettono a punto la ricetta e realizzano la birra. Stiamo allestendo un laboratorio che ci consenta di divertirci ancora di più con profumi e aromi, tradizionali e non, per creare birre particolari, dall'appeal inedito. In Italia ci sono molti artigiani della birra e tanti sanno il fatto loro. Bisogna differenziarsi. Già adesso, però, esploriamo e accontentiamo gusti diversi. Un esempio? Siamo appena stati impegnati con una birra al peperoncino. L’ha voluta, manco a dirlo, un cliente calabrese».
A proposito di clienti, viene da chiedersi se “Fermenterie artigianali” sia profeta in patria. «Per ora non molto – ammettono proprietario e amministratore – anche se siamo entrambi di Busto. Paradossalmente i clienti più importanti sono altrove. Fiumi, diciamo così, della nostra birra prendono la direzione di pub milanesi, un paio sono del nostro mastro birraio. O scorrono verso Roma, alla volta di un grosso distributore. Ma si può dire che Busto, dal singolo consumatore alle attività, ci debba ancora scoprire. Ci piacerebbe che si muovesse di più. Noi siamo pronti, abbiamo intenzione di incrementare la produzione, i riscontri sulla qualità sono buoni e vogliamo confermare i livelli raggiunti. Fare la birra, anche tanta, è relativamente semplice. Farla bene, no».