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Storie | 19 settembre 2024, 07:00

Gorla Maggiore rivive nella storia vera della “Levatrice di Olonia”

Mario Alzati, per tanti anni professore alle scuole medie di Gorla Maggiore, ha dato alle stampe un testo che racconta le vicende di quattro figure femminili: le loro esistenze si specchiano nella storia d’Italia dall’ultimo scorcio dell’800 al secondo dopoguerra. Viene presentato il 10 ottobre

Gorla Maggiore rivive nella storia vera della “Levatrice di Olonia”

Un intreccio di quattro storie di donne, avvincente che tesse il vero con vicende che hanno segnato l’Italia di fine Ottocento inizi Novecento, un racconto a tratti ironico, a tratti drammatico. Così il professore di Gorla Maggiore, Mario Alzati, ha dato alle stampe l’ultima sua fatica, “La levatrice di Olonia”, il decimo romanzo.

È la storia dell’ostetrica che lo ha fatto nascere. Nata nel 1887 ad Arolo, sulle sponde del Lago Maggiore, non lontano da Santa Caterina del Sasso, è figlia di una ragazza-madre.

«A quei tempi essere figli di ragazze madri era segno di una colpa della donna e incideva anche sull’aspetto economico – racconta lo scrittore - La bimba finisce alle Stelline, cresce in un orfanotrofio. Siamo agli inizi del ‘900 e i Comuni istituiscono le condotte ostetriche, ma mancavano queste figure professionali: le ostetriche rappresentavano un mestiere da mammana e certamente una ragazza di buona famiglia non svolgeva questa mansione, così le suore spingono a imparare questo mestiere. La levatrice studia, si diploma a Pavia e lavora a Milano con il professor Mangiagalli, luminare dell’ostetricia dell’epoca. Poi si trasferisce a Gorla Maggiore, si sposa, ha una figlia, così si raccontano le storie di tre donne, madre inclusa».

La storia s’intreccia con le vicende di una lettrice di Bollate di origine friulane. «Sua mamma era una bambina abbandonata a un convento di suore in Friuli – prosegue - Figlia di una famiglia facoltosa, la bambina viene adottata da una coppia, ma si tratta di un’adozione sfortunata: la piccola viene trattata come una cameriera e addirittura le viene imposto un matrimonio combinato. Lei fugge con un soldato tornato dalla Prima guerra mondiale. Nascono cinque figli, tra cui una è la signora che ha raccontato la storia».

Insomma «sono donne che sanno affrontare con coraggio la miseria di un secolo fa – precisa – le condizioni di emarginazione, le barriere elevate dai pregiudizi, le paure della guerra. La sciura Caterina e la Marcella vivono per i figli, gioiscono e soffrono, consolandosi di aver, dicono loro, due mariti come si deve, non come certi uomini che è meglio perdere che trovare. E riflettono sulla loro origine».

Il libro, edito da Macchione, sarà presentato sabato 5 ottobre a Lentate sul Seveso (biblioteca comunale), il 9 Cuasso al Monte (gruppo culturale), il 10 ottobre a Gorla Maggiore (al Numm o in biblioteca), il 12 a Bellinzago Novarese (biblioteca), il 24 a Cantù (Aser), poi a Leggiuno e altri trenta appuntamenti.

Laura Vignati

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