Cronaca - 19 settembre 2024, 09:15

Cavallo "dopato" all'ippodromo, due persone accusate di frode sportiva e maltrattamento di animale

I carabinieri Forestali hanno individuato due persone che, secondo l'accusa, avrebbero somministrato farmaci vietati all'animale, risultato poi vincitore

A conclusione indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Varese, i militari dipendenti del Gruppo Carabinieri Forestale di Varese e del Nucleo Carabinieri Forestale di Arcisate, in collaborazione con il Reparto Operativo – Sezione Operativa Centrale – Tutela Agroalimentare Roma, hanno individuato due persone, ritenute responsabili del reato di frode sportiva e maltrattamento animale.

Nel caso in questione, al termine di una competizione ippica svoltasi presso l’ippodromo di Varese, durante i controlli anti-doping previsti dal Masaf, le analisi eseguite sui campioni biologici del cavallo arrivato primo classificato, avevano dato esito positivo al Desametasone e l’Idrossimepivacaina.   

Si tratta di farmaci vietati nelle gare equestri perché possono alterare le performance sportive del cavallo, alterando il suo stato psicofisico o mascherando sintomi clinici. L’utilizzo di particolari medicinali dopanti ha lo scopo di aumentare le prestazioni del cavallo in termini di velocità e resistenza, inibendo il dolore. Venendo meno la stimolazione algica mascherata dal farmaco, il cavallo compie una prestazione che va oltre le capacità imposte dal suo stato psicofisico mettendo, a repentaglio la sua incolumità e quella del fantino/cavaliere che lo guida. 

Secondo l’ipotesi accusatoria, le successive indagini hanno evidenziato, che in epoca anteriore e prossima alla gara, dolosamente e per raggiungere un risultato diverso da quello conseguente al corretto e leale svolgimento della gara, il proprietario e l’allenatore dell’animale, somministrandogli sostanze dopanti, lo hanno sottoposto a trattamenti che possono cagionare un danno alla salute dell'animale.

Si ricorda che agli animali deve essere sempre garantito il benessere e il diritto di cura e riposo, se il loro stato psicofisico lo richiede; motivo per cui la somministrazione di sostanze dopanti può configurare il reato di maltrattamento a danno degli animali.  

C.S.