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Sociale | 05 settembre 2024, 18:30

Pellegrini anche nella vita quotidiana: così il campo del Pime di Busto ha aiutato a crescere 40 giovani

Testimonianze da terre lontane ma anche di rinascite e riscatto attorno a noi, complicità, nuove amicizie, collaborazione, divertimento e solidarietà: tutto questo sono stati gli intensi dieci giorni di fine agosto vissuti da una quarantina di ragazzi. E si può ancora aiutare

Pellegrini anche nella vita quotidiana: così il campo del Pime di Busto ha aiutato a crescere 40 giovani

Si è conclusa l’esperienza del campo incontro- lavoro promossa, come ogni estate da circa 40 anni, dal Pime di Busto Arsizio. Quest’anno lo slogan che ha accompagnato una quarantina di giovani è stato “Pellegrinando, passo dopo passo” incentrato sul tema del pellegrinaggio «inteso sia come cammino sia come percorso di crescita personale, per cui questo campo è un po’ il pellegrinaggio della vita», avevano spiegato gli organizzatori.

Dall’equipe organizzativa danno un feedback positivo: «Un bel gruppo nonostante non sia stato numerosissimo come i campi passati, ma forse proprio per il fatto che i ragazzi giovani erano relativamente pochi, hanno fatto gruppo tra di loro… è stato un bel campo, loro sono stati molto bravi, molto uniti e molto compatti; sempre presenti con entusiasmo ed interesse sia nel lavoro sia nei momenti di riflessione e condivisione». Questa edizione ha coinvolto un’ottantina di volontari fra ragazzi e adulti che hanno accettato di mettersi in gioco per portare il campo nella vita di tutti i giorni, facendo in modo che esso non si fermi ai dieci giorni estivi. 

Il giorno successivo alla fine del campo, i seminaristi che vi hanno partecipato, hanno mandato un messaggio di ringraziamento agli organizzatori che ben esprime la serenità e la complicità dei giorni bustocchi: «Abbiamo fatto una bella esperienza. Siamo contenti perché abbiamo imparato dalla storia di ognuno dei valori che speriamo di farne tesoro del nostro cammino, del nostro viaggio della vita. Grazie davvero, grazie di tutto».

Mai come quest’anno è stato così esplicito che il campo sia diventato una tappa del pellegrinaggio che è la vita… ora è tempo di rituffarsi nella propria quotidianità con una carica in più, con una visione più ampia e con la soddisfazione di aver dato un aiuto concreto alle missioni “lontane”. Infatti durante questi dieci giorni si è contribuito a sostenere la raccolta fondi per due progetti missionari:

     - k 851 Brasile: assistenza sociale e animazione missionaria a Ibiporã

     - k 814 Camerun: accoglienza e formazione per bambini e giovani con disabilità e situazioni di disagio.

Entrambi i progetti sono gestiti sul posto da volontari dell’Alp ed è stato proprio dalla loro voce che i ragazzi hanno potuto ascoltare le testimonianze: la prima in videochiamata dal Brasile di una famiglia dell’Alp che si è stabilita lì e aiuta i missionari di Ibiporã. Dal Camerun i campisti hanno potuto ascoltare in presenza l’esperienza di un missionario che da diversi anni sta lavorando là, per cui una mattina ha spiegato il progetto che sta seguendo con il centro Betlemme.

Ci sono state altre due testimonianze significative che hanno toccato molto i campisti. La prima è stata con un giovane di 30 anni in carcere a Bollate con l’ergastolo perché a 18 anni ha fatto un atto molto brutto per cui ha ricevuto questa pena, però sta compiendo un percorso di recupero straordinario; ha trovato le condizioni giuste naturalmente ma anche tanta forza e tanta buona volontà da parte sua nell’essersi accorto di aver sbagliato e di aver reagito in una maniera errata. Ora sta cercando di recuperare la sua vita. Nel viaggio dei campisti, questa testimonianza nella giornata intitolata “la scorciatoia” (in cui si è analizzato il brano dell’Esodo sul vitello d’oro riflettendo sul non saper attendere, sul non avere pazienza e sul “buttare via” le risorse per qualcosa che non vale) è stata molto apprezzata dai ragazzi che sono rimasti piacevolmente sorpresi dal recupero del trentenne, dalla sua capacità di reagire e di trovare motivo per rinascere anche dopo un’esperienza del genere.

 

L’ultimo incontro è stato con un giovane di trent’anni che nella giornata con tema “cambiare orizzonti”, ha raccontato la sua esperienza di vittima di bullismo che lo ha motivato a fondare un’associazione per aiutare le vittime e le famiglie di chi subisce queste azioni di bullismo. Anche questa esperienza ha lasciato molti insegnamenti ai giovani; lui si è molto aperto, ha spiegato cosa lo ha fatto resistere nei momenti più bui e cosa lo ha smosso. Adesso continuare a lavorare per aiutare gli altri è motivo per lui di riscatto e di stare bene.

Certamente sono state quattro testimonianze riflessive e ricche di significato sia per chi vi ha assistito, sia per noi che stiamo leggendo questo resoconto dell’esperienza estiva, magari invogliandoci a partecipare alla raccolta fondi che si concluderà il 30 settembre e a fare un giro al sabato pomeriggio dalle 14.30 alle 17.00 al mercatino del Pime in via Lega lombarda 20.

Valentina Bottini

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