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Sociale | 12 marzo 2024, 16:55

L'ingresso in Rsa, tra distacco ed emozioni: approfondimento all'istituto La Provvidenza

Esplorato il confine tra dire e non dire, per minimizzare il dolore di ospiti e famiglie. La verità fa soffrire. «Ma come si può costruire una relazione di fiducia partendo da una bugia?» ha chiesto Cinzia Siviero, esperta del metodo Validation. La soddisfazione di Luca Trama, direttore de La Provvidenza e presidente Uneba Varese, per il livello degli interventi e la partecipazione

Luca Trama, direttore La Provvidenza, presidente provinciale Uneba, introduce "Il fantasma del segreto"

Luca Trama, direttore La Provvidenza, presidente provinciale Uneba, introduce "Il fantasma del segreto"

Un anziano deve entrare in Rsa. Non è più autosufficiente, i suoi cari non riescono a provvedere a lui, le soluzioni via via adottate non bastano. Si avvicina, e infine arriva, il momento dell’ingresso. Come ridurre il disorientamento e il dolore? Ha ruotato intorno a questa domanda, a un dilemma affrontato quotidianamente da un numero incalcolabile di famiglie e operatori, la giornata di formazione organizzata dall’Istituto La Provvidenza, intitolata “Il fantasma del segreto” (hanno aderito anche le fondazioni Molina, Menotti Bassani, Giuseppe Restelli, Gallazzi Vismara e centro Accoglienza Anziani di Lonate, con la guida di Uneba Varese e il contributo della Casa Editrice Dapero).

Le risposte al tormentoso interrogativo? Nascondere, per esempio. Far entrare in scena il fantasma del segreto. Mentire. Contrabbandare una collocazione definitiva come temporanea, contare su facoltà cognitive deteriorate. Perché la verità può essere troppo, la verità può fare soffrire all’inverosimile anche una persona confusa. «Ma come si può costruire una relazione di fiducia partendo da una bugia?» ha chiesto a una nutrita e attentissima platea di addetti ai lavori Cinzia Siviero, responsabile Agape AVON ed esperta del metodo Validation.

Conoscenza, trasparenza, riconoscimento del vissuto presente e passato: questi alcuni dei concetti, dalle innumerevoli e concrete ricadute, su cui si è sviluppata una riflessione dedicata alle famiglie, oltre che agli ospiti delle strutture, e all’agire degli operatori. Nella consapevolezza che non ci sono formule magiche e universalmente valide.

Maddalena Mainini, assistente sociale alla Fondazione Centro Accoglienza Anziani di Lonate Pozzolo, chiamata a parlare della delicata fase del preingresso: «Le famiglie lo chiedono: come faccio a dirglielo? Quando lo faccio? Non esiste una risposta standard. Ma bisogna far passare il concetto che la Rsa, ben diversa dal vecchio ospizio, non è abbandono, è cura. Occorre valorizzare l’esperienza di coloro che, sulla persona, prima dell’ingresso, sono i veri esperti, cioè i familiari».

Giovanna Filazzola, coordinatrice Casa del Sollievo alla Fondazione Molina, ha affrontato, fra l’altro, il confine tra dire e non dire: «È necessario conoscere bene la posizione dei parenti, pur preferendo la strada della consapevolezza, e costruire un piano progettuale e di cura. Anche tenendo conto, magari ricorrendo a un “operatore ponte”che prenda per mano l’anziano, della storia della persona e del nucleo familiare».

«Ricordiamo – ha fatto presente Sara Sabbadin, psicologa Ipab a “La pieve” di Breganze, Vicenza - che l’ingresso in Rsa è anzitutto separazione, sradicamento. Anche per la famiglia d’origine, chiamata a reggere l’urto, a volte repentino, del senso di colpa. Come far soffrire il meno possibile? Serve un bagno di umiltà, non lo sappiamo. Serve accogliere le emozioni dell’anziano, anche negative, validandole, senza sminuire la realtà. La famiglia, che vorrebbe un ambientamento pressoché istantaneo, deve comprendere che l’ambientamento non si ottiene all’inizio ma è l’esito di un percorso».

Sull’azione degli operatori e sul metodo Validation, Cinzia Siviero ha aggiunto: «La cosa più difficile e responsabilizzante è l’accoglienza emotiva: sto lì con te, magari con il tuo dolore e la tua incertezza. Ricordiamoci di bisogni umani fondamentali: essere ascoltati, legittimati, compresi, apprezzati, considerati. Potere contare su rispetto, riconoscimento, fiducia». Licia Conti, docente VTI: «Serve riconoscere valore al vissuto della persona e alle piccole conquiste quotidiane, condividere le emozioni. Al di là della veridicità di quello che dice l’anziano, magari confuso, le sue emozioni sono autentiche e chiedono autenticità. Su questo piano, non si può mentire».

«Questo appuntamento - sottolinea Luca Trama, direttore de La Provvidenza e presidente Uneba Varese - è una delle infinite risposte che Uneba Varese e le strutture associate danno ai caregiver del territorio. Il tema oggetto di questo momento formativo è particolarmente sentito dagli operatori di strutture sanitarie residenziali e molto soffertodalle famiglie coinvolte. La giornata si è dimostrata all’altezza delle aspettative, con contributi di grande rilievo e l’apprezzamento sincero dei numerosi partecipanti. Un segnale della volontà delle nostre realtà di voler rispondere in modo adeguato e professionale alle esigenze del nostro territorio e dei nostri beneficiari».

Stefano Tosi

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