Il 9 marzo 2020, l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte annunciava all’Italia il lockdown. Due giorni dopo, il dottor Roberto Stella, medico di base a Busto Arsizio e presidente dell’ordine dei medici della provincia di Varese, moriva a causa della malattia a cui l’Organizzazione mondiale della sanità proprio in quelle ora dava il nome di Covid-19.
Era l’11 marzo, quattro anni fa oggi. Mascherine e soprattutto vaccini sarebbero arrivati molto più tardi.
In quei giorni negli ospedali e negli ambulatori ci si confrontava a mani nude con un virus sconosciuto e la gravità di quello che stava accadendo non era ancora del tutto chiara alla gente.
La morte di Stella, primo medico italiano ucciso dal coronavirus, fu uno shock per la comunità di Busto, dove il dottore era conosciuto e stimato, in particolare dai pazienti del suo ambulatorio in via Cadorna.
«La sua scomparsa ci ha svegliato, è stata l’inizio della tragedia», dirà poi il sindaco Emanuele Antonelli.
Il resto fa parte di uno dei capitoli più drammatici della storia recente del Paese e del mondo.
Sono trascorsi quattro anni e il tempo sembra aver reso lontani i ricordi del periodo buio della pandemia.
Ma il dolore di chi si è visto portare via un proprio caro dal virus rimane vivo, ancora difficile da consolare.
Le storie di chi è stato colpito in prima persona dal Covid si intrecciano con quelle di medici e infermieri che eroicamente lo hanno combattuto.
E talvolta, drammaticamente, coincidono.
È il caso di Roberto Stella. Il cui nome è inciso nella lastra marmorea dei cittadini benemeriti di Busto, a Palazzo Gilardoni.
E, con la stessa imperitura forza, è nel cuore di ha potuto apprezzarne professionalità e umanità.
Nel suo nome sono nate associazioni di ex studenti di medicina e borse di studio. Il suo impegno e i suoi insegnamenti, invece, camminano sulle gambe del figlio Massimo, diventato a sua volta medico. Destinato a essere un altro grande dottor Stella.
In Breve
martedì 11 marzo