Nel vasto panorama dell'intrattenimento italiano, Cochi Ponzoni, metà del celeberrimo duo Cochi-Renato, continua a lasciare il suo segno indelebile. Questo pomeriggio ha catturato l'attenzione di appassionati e curiosi e, insieme al giornalista Paolo Crespi, si è raccontato a “Filosofarti”, il festival della filosofia della provincia di Varese, seguendo il tema “Il potere dell’Invisibile”. L'incontro di oggi, domenica 10 marzo, presso il Maga di Gallarate, ha offerto un'occasione unica per esplorare la straordinaria carriera di questo artista poliedrico, racchiusa nel libro "La versione di Cochi".
Ha aperto l’evento Cristina Boracchi che ha ringraziato Regione Lombardia, il comune di Gallarate e Fondazione Comunitaria del Varesotto per aver permesso la riuscita del festival e l’ospitalità del prestigioso museo di arte contemporanea.
Cochi Ponzoni, dialogando con Crespi, ha intrattenuto il pubblico con aneddoti, riflessioni e risate. Quest'occasione è stata un'opportunità unica per esplorare la mente di uno degli artisti più noti e riservati della scena italiana. Una condivisione di storie che hanno spaziato dall'infanzia agli avvenimenti artistici più recenti, fornendo uno spaccato completo della vita e della carriera di Cochi.
Gli anni delle frequentazioni all’osteria “L’Oca d’Oro” di Milano con i grandi artisti degli anni ‘50 tra i quali Giorgio Gaber, Dario Fo, Lucio Fontana, Paolo Poli. Il cabaret allargato negli spazi della galleria “La muffola” fino all’istituzione della cooperativa con Renato Pozzetto in Porta Romana dove, sostenuti da giornalisti e letterati come Dino Buzzati, cercavano di intrattenere la Milano intellettual/popolare del dopoguerra. Il mitico “Derby”, lo spettacolo che prendeva vita verso le 23, raddoppiando e triplicando alla 1 e alle 3 del mattino. L’arrivo di Massimo Boldi come batterista. Raccontare “Il surreale della vita” era l’idea geniale dietro la quale si è era sviluppata la proficua collaborazione con Enzo Jannacci, non solo un produttore discografico ma che era diventato presto un fratello maggiore per il duo comico.
Cochi ha proseguito poi con l’incontro con Enzo Marchesi e l’approdo del due alla Televisione Italiana.
Dopo “Canzonissima” erano cresciute le proposte per fare film in coppia ma il duo si divise perché entrambi capirono che non sarebbero più stati in grado di proporre gli stessi contenuti con il linguaggio utilizzato in teatro.
Cochi ha ringraziato l’esperienza sul grande schermo e rievocato i successi cinematografici con Dino Risi, Tognazzi e Gassman fino all’orgoglio nel realizzare il film “Sturmtruppen”, aggregando nuovamente Pozzetto, Boldi e Teofilo.
Ha concluso raccontando l’esperienza con il Teatro di prosa iniziata nel 79 e durata più di un decennio.
Paolo Crespi ha chiesto: «Quando tu e Renato vi siete accorti della vostra popolarità?». Cochi ha ricordato la sensazione di disagio che nel ‘68 dopo una messa in onda di una trasmissione della quale era ospite, si era recato a fare una commissione per la madre e tutti in negozio lo osservavano. Oppure gli stacchetti che i bambini per strada ricreavano imitando lui e Renato.
Nel tempio dell’arte di Gallarate viene ricordato anche l’incontro con Pietro Manzoni e le reazioni alla presentazione delle opere “Merda d’artista”, fino alla reverenza nei confronti di Lucio Fontana e l’ammirazione nel vederlo dipingere sempre in giacca e cravatta.
Nel momento conclusivo dedicato alle domande, Cristina Boracchi ha chiesto a Paolo Crespi come è nata l’idea di scrivere una biografia su Cochi. Lo scrittore ha raccontato come uno spettacolo di aneddoti di Cochi, al Mare Culturale Urbano di Milano, l’avesse spinto ad approfondire la vita dell’artista scindendola dalla pesante identità del duo con Pozzetto.
Cochi ricorda infine Renato come una personalità complementare alla sua, l’amico di una vita a cui pensa sempre con piacere e affetto scatenando un lungo applauso da parte del pubblico e un sincero augurio di buon compleanno anticipando l’11 marzo: domani per Ponzoni saranno 83 anni.
"La versione di Cochi" si propone come uno strumento per aprire squarci inediti sulla vita di questa iconica personalità. Attraverso le pagine del memoir, il lettore è invitato a immergersi nelle sfumature dell'esistenza di Cochi Ponzoni, scoprendo il suo lato più intimo e autentico attraverso sessant'anni di spettacolo, teatro, cabaret, cinema e televisione, immergendosi nell'immaginario collettivo degli italiani.
Sessant'anni di carriera sono racchiusi in questo libro, una testimonianza di un percorso artistico e personale straordinario. Cochi Ponzoni, con il suo umorismo unico e la sua capacità di toccare corde emotive profonde, continua a essere una figura centrale nel cuore degli italiani. Il suo contributo al mondo dello spettacolo e la sua presenza indelebile nell'immaginario collettivo sono celebrati e approfonditi in questo memoir, regalando al pubblico una visione senza precedenti della vita di un grande artista.