A volte una bambola è solo un giocattolo, altre, volte, invece, è una vera e propria rivoluzione culturale destinata a lasciare la sua impronta nella vita di milioni di bambine; sicuramente la Barbie, con il suo celebre slogan “You Can Be Anything”, fa parte di quest’ultima categoria.
A raccontare la sua storia, in un ciclo di serate che si svolge all’interno della cornice della mostra “Oltre la bambola. Storia di una rivoluzione”, voluto dall’agenzia Royal Time nei locali del bar In.Bar.Co in stazione a Castellanza.
Grazie alla collaborazione tra le diverse realtà del territorio, infatti, partendo dall’esposizione di quasi 50 Barbie che indossano abiti originali appositamente creati per loro, si è riusciti a creare una serie di momenti di approfondimento che analizzano e fanno luce sulla condizione della donna all’interno della nostra società.
Il primo, “Ruth Handler: dalla Barbie al tumore al seno”, si è svolta nella serata di giovedì 7 marzo e ha visto l’autrice di “Ruth Handler. La Rivoluzione Barbie”, Simona Capodanno, raccontare la storia della famosissima bambola e di come arrivò, alla fine degli anni ’50, nelle case di milioni di bambine.
Barbara Millicent Roberts, questo il suo nome completo, è nata dalla fantasia di Ruth Handler nel 1959, e rappresentò una vera e propria rivoluzione culturale.
«Sino ad allora – spiega Simona Capodanno – per le bambine venivano prodotte solo due tipologie di giocattoli: il classico bambolotto, un neonato con cui giocare ad essere mamma, e le bambole, che erano la rappresentazione di bambine come loro.
Un giorno Ruth guardando giovare la figlia Barbara insieme alle amiche si accorse che si divertivano a ritagliare le figure delle modelle dalle riviste di moda, facendo loro vivere le avventure più fantasiose, e capì che era necessario creare qualcosa di diverso; fu allora che nacque Barbie».
Una bambola che rappresentava una giovane donna, libera, in carriera, che poteva essere chiunque e fare tutto quello che voleva, un modo per insegnare alle bambine che il loro futuro non era solo quello di mogli e madri, ma che il mondo anche per loro presentava una serie infinita di possibilità.
Da allora questo non è mai cambiato, e la Barbie è ancora il giocattolo più venduto al mondo, e ogni giorno aiuta tantissime giovani menti a capire che niente è impossibile, e che anche loro, crescendo, potranno essere chiunque vogliano.
L’occasione, poi, è servita anche per approfondire la storia della sua famosa creatrice, che all’inizio degli anni ’70 affrontò la battaglia contro il tumore al seno, arrivando a creare anche una linea di protesi per aiutare le donne a superare le conseguenze della malattia.
Una storia che è servita da spunto a Ivanoe Pellerin, presidente della Lilt provinciale, per condividere con le numerose persone presenti alcune riflessioni: «Innanzitutto vorrei cominciare dicendo che, come sempre quando parliamo di lotta ai tumori, la prevenzione è l’arma più efficace che abbiamo – ha ribadito Ivanoe Pellerin – e ad essa si affianca la diagnosi precoce.
Purtroppo stiamo vedendo che l’età in cui insorge questa patologia si sta abbassando anno dopo anno, ed è per questo che vorrei lanciare un appello anche alle giovani donne: iniziate a sottoporvi alle visite di controllo già a partire dai 20 anni, in maniera tale da diagnosticare eventuali patologie il più precocemente possibile.
Anche perché non bisogna dimenticare che il cancro al seno è ormai uno di quelli con il più alto tasso di guarigione, che raggiunge quasi il 90%».
All’incontro è anche intervenuto Bruno Testa, creatore della famosa stella Barbie della Mattel che per moltissimo tempo ha rappresentato in Italia il simbolo di questo amatissimo giocattolo.