Tante sono le domande che, per il momento, non trovano una risposta nell’omicidio di Andrea Bossi. I due arrestati, Michele Caglioni e Douglas Carolo, davanti al gip e al pubblico ministero si sono comportati in maniera opposta: il primo ha sostenuto ore di interrogatorio, il secondo si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Non si sa con certezza cos’abbia rivelato agli inquirenti Caglioni, ma stando alle informazioni trapelate sarebbe stato lui a condurre gli investigatori al campo, dietro casa di Andrea, dove sono stati ritrovati diversi oggetti: il posacenere, i mazzi di chiavi, i pezzi del telefono del 26enne, la scarpa insanguinata e un bicchiere. Oltre a questo, sembrerebbe che il ragazzo abbia accusato Carolo di aver sferrato il colpo mortale.
Quest’ultimo, invece, durante l’incontro con il suoi legali (Vincenzo Sparaco e Gianmatteo Rona) lo scorso venerdì, aveva dichiarato di non essere nemmeno lì quella sera e di avere dei testimoni. Poi, durante l’interrogatorio di sabato mattina, sarebbe stato preso dall’agitazione e, non riuscendo a ricostruire neanche cose del suo passato, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Nei prossimi giorni, però, Douglas dovrebbe incontrare nuovamente il suo legale e potrebbe confidare lui più dettagli a sostegno del suo alibi: con chi era e cosa stava facendo? Ma potrebbe anche rivelare da quanto tempo conosceva Andrea.
Nel frattempo le indagini proseguono e con le analisi, da parte dei Ris di Parma, si potrebbero avere diverse svolte: sul bicchiere potrebbe esserci il Dna dell’assassino, sul posacenere le impronte digitali e la scarpa insanguinata potrebbe appartenere a uno dei due ragazzi.
Senza sapere cos’abbia detto Caglioni agli inquirenti, non si può nemmeno escludere il coinvolgimento di altre persone: se, come ricostruito dalle testimonianze, l’assassino è fuggito per quel campo, potrebbe esserci qualcun altro coinvolto. Infatti, dopo i campi, l’unica strada presente è quella che conduce a Castelseprio: lunga, dritta, senza illuminazione e senza marciapiedi. Sembra strano che due ragazzi, in piena notte, abbiano percorso tutto quel tratto a piedi e non con un’auto. Ma c'è un'altra ipotesi che porterebbe all'esclusione di una terza persona: uno dei due stava aspettando l’altro il macchina e nel momento in cui l’assassino è scappato, chi era al volante, potrebbe aver fatto il giro in auto per raggiungerlo.
Tanti sono i punti interrogativi che potranno essere eliminati solo grazie alla prosecuzione delle indagini e a quello che diranno i due indagati.